Attivare al più presto un tavolo nazionale
Ho sottoscritto, insieme ai parlamentari Incerti e Delrio, questa interrogazione con risposta in Commissione sul tema della Tecnogas. In Regione Emilia-Romagna è già stato attivato un tavolo di salvaguardia dell’occupazione, ma ciò non è sufficiente. I 300 lavoratori in stato di agitazione chiedono una risposta sul futuro dell’azienda di Gualtieri. Nell’interrogazione si richiede l’attivazione di un tavolo nazionale, per affrontare al meglio la grave crisi industriale che da tempo colpisce la Tecnogas. Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico – Per sapere – premesso che: la Tecno Srl (ex Tecnogas) di Gualtieri (Reggio Emilia) è una importante azienda produttrice di elettrodomestici e cucine che occupa 300 lavoratori; dopo il fallimento Merloni e il conseguente ridimensionamento l’azienda è’ già stata oggetto di pesanti licenziamenti e oggi si trova in una situazione di grande precarietà a seguito dello stallo prolungato delle trattative tra gli attuali soci proprietari che hanno messo in vendita l’impresa e i potenziali acquirenti che hanno manifestato l’intenzione di subentrare nella proprietà; un passaggio che si protrae da lungo tempo e pare non avere esito a causa dell’immobilità dell’attuale proprietà, producendo altresì una mancanza di liquidità che impedisce il pagamento dei fornitori e il conseguente blocco delle forniture a fronte di 6 milioni di ordinativi; la Regione Emilia Romagna si è attivata da mesi, convocando la proprietà e le parti sociali e modulando un Tavolo di salvaguardia di tutela dei lavoratori e delle lavoratrici per sollecitare l’azienda nel definire un piano di investimenti con una ricapitalizzazione di almeno 5 milioni di Euro.
Impegno che tuttavia non è sufficiente a scongiurare eventuali rischi speculativi già visti in passato e a salvaguardare i posti di lavoro; dallo scorso 4 giugno i 300 lavoratori sono in stato di agitazione con un presidio permanente -: se non intenda attivare urgentemente un apposito tavolo di crisi per affrontare in modo complessivo gli aspetti occupazionali, finanziari e produttivi dell’azienda al fine di verificare l’effettiva volontà di acquisto dell’azienda manifestata da possibili acquirenti stranieri, nonché per mettere in campo tutti gli strumenti possibili di pressione sull’azienda al fine di garantire certezze e misure di salvaguardia dell’occupazione dei 300 lavoratori e lavoratrici.