Alcune brevi considerazioni sul voto in Emilia-Romagna
ormai sono passati quasi 10 giorni dalle elezioni regionali che hanno visto la vittoria di Stefano Bonaccini alla guida della Regione Emilia-Romagna. Una vittoria straordinaria. È l’unica definizione che trovo per commentare il successo registrato da Stefano Bonaccini, e da tutto il centrosinistra, nella giornata di domenica 26 gennaio. Invito chi ritiene che si tratti di un risultato scontato, a guardare i voti delle ultime elezioni politiche e delle ultime elezioni europee che hanno visto il centrosinistra in rincorsa, e non di poco, dietro al centrodestra a trazione leghista. Senza dilungarmi ulteriormente, vi propongo alcune brevi pillole a commento di questo risultato.
STEFANO BONACCINI LA SUA VITTORIA
Prima di tutto, questa è una vittoria proprio di Stefano Bonaccini per tre ragioni fondamentali: la prima è che, all’indomani dei risultati del 2014 che avevano registrato una bassissima affluenza alle urne per una regione come l’Emilia-Romagna – frutto di un momento storico molto particolare segnato dalle inchieste giudiziarie – Stefano ha avuto la capacità in questi cinque anni di governo di riallacciare, in modo umile, un rapporto emozionale con la comunità emiliano-romagnola. Ha concentrato la sua attenzione non solo alle tematiche di governo, ma, soprattutto, ha costruito una relazione costante e diretta con i territori, nelle sue varie forme di rappresentanza: fossero essi sindaci, associazioni di categoria, associazioni di volontariato o semplici cittadini. Questo è un merito che gli deriva anche dalla sua formazione fortemente politica nella sua accezione più importante: Stefano ha saputo leggere e recepire i bisogni e le aspettative della comunità che ha governato.
La seconda ragione risiede nella capacità che ha avuto, anche in virtù di un buon governo di questi anni, nel tenere insieme i dati positivi della crescita economica con le politiche di redistribuzione del reddito, molto importanti per la tenuta di un sistema sociale e comunitario tradizionalmente coeso, come quello emiliano-romagnolo. E Stefano, anche per questo motivo, ha avuto il merito di riuscire a tenere tenuto unito il largo arco di forze politiche di centrosinistra a suo sostegno.
Il terzo punto è la declinazione dei primi due punti precedenti: da un lato il forte rapporto con il territorio e con i risultati ottenuti dal governo regionale, dall’altro la capacità dell’aver tenuto insieme un centrosinistra ampio, hanno fatto in modo che la campagna elettorale sia stata sempre caratterizzata da un messaggio a valenza locale e territoriale. È stata una sfida per l’elezione del “sindaco della Regione Emilia-Romagna”, senza cedere alla spinte di chi in questi mesi ha cercato di spostare il dibattito sul piano di una contesa nazionale e un test sulla tenuta stessa del governo Conte. Una campagna elettorale che ha consentito a Stefano di recuperare non solo quei 135mila voti di scarto che lo separavano dal centrodestra rispetto le elezioni europee, ma di aggiungerne altri 180mila in più. Questi dati, come dicevamo all’inizio, sono esattamente la dimostrazione di come si tratti di una vittoria straordinaria.
SALVINI, BORGONZONI E GLI ALTRI ALLEATI DI CENTRODESTRA
Non mi voglio dilungare troppo nel commentare il campo avverso, ma due brevi valutazioni le vorrei fare: da questa tornata elettorale chi esce chiaramente sconfitto è Matteo Salvini, non solo per i numeri, come evidenziavo prima, ma per l’incapacità di conoscere uno dei tratti caratterizzanti la cultura emiliano-romagnola. La comunità di questa Regione ancora oggi non accetta atteggiamenti che non sono figli di questa terra: ad esempio alcuni gesti plateali che possono provocare odio e violenza ingiustificata, e neppure sono viste di buon grado le strumentalizzazioni fini a sé stesse per raggiungere risultati estranei al bene dell’Emilia-Romagna. Salvini ha cercato di trasformare una contesa amministrativa regionale in un referendum, e l’ha perso. E sconfitti ne escono pure Forza Italia e la componente moderata del centrodestra: ridotta, con il suo 2,5 per cento, a soggetto politico minore, non trovando più uno spazio definito tra i partiti populisti e sovranisti.
PARTITO DEMOCRATICO E LA REGIONE EMILIA-ROMAGNA
Il Partito Democratico deve ritenersi soddisfatto? Il 34,7 per cento è un risultato sicuramente inaspettato che non può che renderci orgogliosi, ma è necessario mantenere il voto in una dimensione regionale, perché, se fosse stata un’elezione differente da quella amministrativa, l’esito finale sarebbe stato certamente diverso. Il mio giudizio non vuole generare sconforto, ma vorrei semplicemente evitare facili illusioni o letture azzardate. La strada che dobbiamo percorrere è ancora lunga; mi trovo d’accordo con il segretario nazionale Nicola Zingaretti: prossimamente dovremo aprire una fase congressuale – sicuramente dopo la nuova tornata elettorale regionale i maggio – con una nuova costituente che valorizzi le tante espressioni umane e sociali del nostro Paese. Deve porsi come obiettivo, per la prima volta, non di subire scissioni, bensì di recuperare coloro che le divisioni in questi anni le hanno prodotte.
Aggiungo che il buon risultato del Partito Democratico ha una chiara chiave di lettura territoriale: da Rimini a Piacenza viene dimostrata, attraverso le preferenze espresse per i candidati al consiglio regionale, una classe dirigente che sul territorio ha una capacità di essere stimata, riconoscibile e apprezzata. Questa situazione si è verificata anche a maggio 2019 quando, nello stesso giorno, il centrodestra ha vinto alle elezioni europee, ma nello stesso momento venivano riconfermate le amministrazioni centrosinistra, sinonimo di buon governo e di vicinanza con le comunità locali.
NOTA A MARGINE SUL PARTITO DEMOCRATICO
In questi mesi bisogna riconoscere il grande lavoro di Paolo Calvano, a livello regionale, e di Nicola Zingaretti, a livello nazionale, che con l’umiltà e la pazienza, hanno svolto una funzione prima di tutto di servizio, ponendo le basi del buon risultato del Pd in Emilia-Romagna.
FUTURO DELLE FORZE RIFORMISTE DI CENTROSINISTRA
È ancora presto oggi per parlare di un rinnovato bipolarismo centrodestra-centrosinistra: perché è abbastanza evidente che il Movimento 5 Stelle paghi, da nord a sud, lo scotto sul voto amministrativo, mentre può benissimo recuperare in un voto più di natura politica. Detto questo, però, sarebbe un bene per la democrazia italiana ridefinire complessivamente i confini tra i due schieramenti: uno composto da forze progressiste ed europeiste, e l’altro formato da forze sovraniste e populiste. Una dimostrazione di come sia possibile ridefinire l’assetto complessivo arriva proprio il voto di domenica: quando c’è una proposta politica credibile e una leadership altrettanto adeguata – come è successo con Stefano Bonaccini in Emilia-Romagna – è possibile riuscire a vincere, anche in condizioni non sempre favorevoli.
REGGIO EMILIA
Congratulazioni ai neoconsiglieri reggiani a partire dall’amico Alessio Mammi che, con 15015 preferenze, ha ottenuto un risultato veramente unico, a Ottavia Soncini che è stata capace di potenziare notevolmente il già buon risultato del 2014, con 9485 preferenze e ad Andrea Costa che, con 7443 preferenze, ha portato a frutto il suo lavoro di segretario provinciale e di sindaco della sua comunità. Insieme a loro un ringraziamento va a tutti i candidati consiglieri del Partito Democratico: Roberta Mori, Federica Franceschini e Fabrizio Benati e ai candidati di tutte le liste del centrosinistra, i quali si sono adoperati per ottenere questo importante risultato, come Federico Amico, della Lista Coraggiosa, e Stefania Bondavalli della lista Bonaccini Presidente. Questi ultimi sono anch’essi neoeletti consiglieri regionali. Inizierà per loro un lavoro importante e molto stimolante. Il mio più grande in bocca a lupo, fatto da chi ha vissuto l’intensità di questo ruolo, per questa nuova esperienza a servizio della nostra comunità.
RASSEGNA STAMPA DEGLI ULTIMI GIORNI
La chiacchierata con Evaristo Sparvieri sulla Gazzetta di Reggio di venerdì 30 gennaio.
L’articolo del Corriere della Sera con le considerazioni a caldo durante lo scrutinio.
La chiacchierata con Daniele Petrone sul Resto del Carlino di martedì 28 gennaio.
L’intervista di Stefano Bonaccini con Annalisa Chirico su Il Foglio di lunedì 3 febbraio.
ATTUALITÀ
Il monologo di Rula Jebreal nella serata di martedì 4 febbraio a Sanremo.