Lettera al Commissario straordinario dell’emergenza epidemiologica COVID-19 Domenico Arcuri

Tenere in considerazione le tante realtà industriali che hanno operato nell’interesse collettivo

Nella giornata di ieri ho inviato una lettera al commissario straordinario Domenico Arcuri, relativamente al costo di vendita massimo a 0,50 euro, fissato per le mascherine di tipo I, tipo II e tipo IIR come da ordinanza n°11 del 26 aprile. Come ho evidenziato nel testo che allego, stiamo parlando di un’iniziativa meritevole e lodevole, perché consente al consumatore finale di poter acquistare a un “costo politico” un dispositivo di protezione individuale, del quale non se ne potrà fare a meno nei prossimi mesi vista l’emergenza sanitaria. Ma, come evidenziato da diverse associazioni e rappresentanze di categorie economiche, tale iniziativa non può mettere in difficoltà le tante aziende, alcune delle quali anche del nostro territorio, che in queste settimane hanno riconvertito le proprie attività e fatto investimenti importanti per sostenere una richiesta di produzione e approvvigionamento che fin dall’inizio dell’emergenza è giunta da diverse istituzioni, sia locali che nazionali. L’invito che ho rivolto al Commissario è proprio quello di tenere in considerazione queste realtà che rappresentano una componente non secondaria del nostro tessuto industriale e che in queste settimane hanno operato nell’interesse collettivo, mettendo a disposizione un oggetto diventato tanto prezioso, quanto difficilmente reperibile nelle settimane scorse. Di seguito, il testo integrale della lettera inviata al Commissario Arcuri.

“Gentile Commissario,

nella situazione di emergenza sanitaria straordinaria che stiamo vivendo, comprendo la scelta messa in atto di calmierare il prezzo delle mascherine a 50 centesimi. Un prezzo fissato per venire incontro all’interesse pubblico oggi rilevante, in una situazione come quella attuale. In un momento come quello che ci apprestiamo ad affrontare, i dispositivi di protezione individuale come le mascherine stanno diventando un bene di consumo che fanno parte della quotidianità di tutti i cittadini, sia al lavoro sia nella socialità.

Tuttavia, l’introduzione del prezzo politico per calmierare il prezzo al consumo, attuato attraverso interventi di fiscalità generale, da un punto di vista economico non tiene conto di alcune caratteristiche di produzione e di distribuzione del prodotto.

Dall’inizio dell’emergenza, infatti, le aziende e le imprese del territorio hanno cercato di sopperire alla mancanza dei dispositivi attuando una riconversione della propria filiera produttiva. Tali operazioni hanno consentito, in brevissimo tempo, una rapida risposta alla richiesta esponenziale di mascherine, sia da parte del Servizio sanitario nazionale sia da parte di aziende e privati.

Cito un caso verificatosi e a me territorialmente più vicino: la riconversione della produzione dell’azienda Nuova Sapi di San Donnino di Casalgrande. L’azienda, nel giro di poche settimane, ha ottenuto la certificazione per la produzione di mascherine da parte del Tecnopolo biomedicale di Mirandola, grazie al coinvolgimento nel progetto di Unindustria Reggio Emilia, Confindustria Emilia-Romagna, il Comune di Reggio Emilia e la sanità regionale dell’Emilia-Romagna. Si tratta di un sistema integrato che rappresenta, di fatto, l’architrave del sistema economico emiliano-romagnolo.

È un esempio della laboriosità di un’azienda figlia di queste terre che, come in molti altri casi, ha saputo mettersi a servizio della comunità, riconvertendo la propria attività in questo straordinario periodo di emergenza sanitaria. L’azienda, che è stata la quarta ad essere autorizzata a livello nazionale, oggi produce 150mila mascherine al giorno, di tipologia a tre strati, lavabili e riutilizzabili, riscuotendo il plauso nei giorni seguenti all’avvio della produzione dei vari attori istituzionali locali e regionali.

Gli effetti della regolamentazione del prezzo finale al consumatore (che di fatto si situa sotto il costo di produzione e di distribuzione) genereranno, per realtà locali come la Nuova Sapi, un contraccolpo negativo, e determineranno la conseguente chiusura delle produzioni, con relativa ricaduta occupazionale. Per tale motivo, credo che sia necessaria una risposta e una maggiore attenzione per il grande lavoro di ingegno e operosità messo in atto da tantissime aziende locali, che rischia di concludersi, e di vanificare così lo sforzo collettivo che ha visto istituzioni e aziende collaborare fianco a fianco.

In un momento in cui il prezzo del sacrificio, della responsabilità e della disciplina richiesto agli italiani è stato altissimo, così come sarà duro il costo che tante aziende si troveranno a pagare, sono certo che vorrà a prendere a cuore i destini di tante aziende del nostro Paese che si trovano in un’analoga situazione.

La ringrazio fin d’ora dell’attenzione che vorrà dedicare alla mia sollecitazione, e le porgo cordiali saluti.

On. Andrea Rossi
Camera dei Deputati

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