Una riflessione sulla tornata elettorale dello scorso weekend
Cari amici,
come promesso, possiamo commentare, dati alla mano, i risultati del weekend scorso, che è stato scandito dalla competizione elettorale: le amministrative da un lato, con molte Regioni e città impegnate nel voto, e il referendum sul taglio dei parlamentari. Quello che è accaduto si presta a diverse valutazioni, e io vorrei sottoporvi le mie.
Il voto regionale, in una tendenza che è in atto da tempo, assume una connotazione sempre più amministrativa e meno politica. Dal Veneto alla Campania, come già era successo in Emilia Romagna, il candidato a presidente risulta essere come una sorta di sindaco della Regione. Sarebbe sbagliato se noi trasferissimo il voto regionale su quello politico, perché in quel caso sarebbe diverso. I primi flussi elettorali dimostrano come gli elettori di sinistra abbiano scelto governatori di centro destra e viceversa, guardando unicamente alla qualità dei candidati.
Sono molto felice, come è comprensibile, del risultato del Partito democratico che, quando si presenta unito e coeso, risulta credibile e vincente. Sono orgoglioso di fare parte di una comunità politica che ha svolto con passione e umiltà un’iniziativa capillare su tutto il territorio: ha scelto di investire sulla buona amministrazione ed è stato capace di affrontare con pacata determinazione i temi di interesse delle comunità. Oggi il Partito Democratico, in una visione che deve garantire la vocazione maggioritaria, è il perno di un’alleanza alternativa alla destra populista e antieuropea. Chi intende scalfire giorno dopo giorno il consenso del PD insegue delle fragili velleità.
È naturale che anche il Governo ne esca rafforzato, nonostante il risultato non proprio soddisfacente degli alleati del M5S. Ed è chiaro che con un risultato diverso e la conseguente sconfitta in Toscana, vi sarebbe stata una ricaduta negativa per tutti coloro che al momento sono alla guida del Paese e sono impegnati nella ripartenza dopo la pandemia di questi mesi.
Se c’è chi può essere soddisfatto, non altrettanto si può dire di Matteo Salvini, il quale non ha nulla per cui brindare. Non gli è riuscito il colpo né in Toscana, tantomeno in Puglia, e la Lega, in Veneto, non è il primo partito, visto che la Lista Zaia ha ottenuto un risultato straordinario. Da uno 6 a 0 inizialmente pronosticato, per fare un paragone calcistico, si è finito con un 3 a 3.
A casa nostra, nel reggiano, la buona amministrazione è stata premiata con la conferma dei candidati di centrosinistra: Luca a Canossa e Elisabetta a Luzzara, a cui va il mio saluto. Allargando l’orizzonte alla regione, vi è l’importante (e simbolica) riconquista della città di Imola, con l’amico Marco Panieri che riporta la buona tradizione di governo del centrosinistra. Bene anche la conferma di Faenza, mentre Vignola è stata strappata al centrodestra. Più del 70 per cento, oltre il Po, per il Sindaco di Mantova Mattia Palazzi, che riporta un bellissimo risultato per il suo secondo mandato. In definitiva, se esiste una lezione da queste elezioni amministrative, è che il buon governo vince: al di là delle bandiere e della propaganda.
Sul fronte del referendum, la vittoria del SÌ per la riduzione dei parlamentari non lascia alcun dubbio di sorta. Credo che sarà un inizio utile per il cammino delle riforme, alcune delle quali sono già incardinate nelle due Camere: l’obiettivo è quello di rendere le nostre istituzioni più moderne. Questo risultato deve impegnare le forze politiche, perché, dopo diverse bocciature di riforme istituzionali più organiche, lascia intravedere una strada da percorrere per aumentare la connessione tra la classe dirigente e il Paese e ricucire un rapporto tra elettori e istituzioni. Il risultato ampio è anche da ricondurre a un giudizio non sempre positivo rispetto alla classe dirigente politica e, su questo aspetto, ognuno di noi deve affrontare la propria parte di responsabilità e riflessione.
È chiaro che da queste elezioni, emerge chiaro il desiderio di stabilità e di affidabilità richiesto dagli elettori italiani. Dopo la crisi, in un momento di grande incognita, occorre essere capaci di governare e di intercettare i bisogni dei cittadini che chiedono competenza, serietà e ritorno, il più possibile alla normalità.
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P.S. Facciamo nostre le parole di Mattarella; “Anche noi amiamo la libertà, ma abbiamo a cuore anche la serietà”. Quale messaggio migliore (e più forte) in risposta all’infausta dichiarazione di Boris Johnson sugli inglesi? Con stile inappuntabile, il Presidente ha riportato a un livello istituzionale un dibattito politico che, talvolta, rischia di scadere. Un esempio per tutti.