Le notizie della settimana
Mentre scriviamo, tutto il mondo sta guardando con molta attenzione quello che sta accadendo in America: sebbene non sia ancora certo chi sarà il futuro Presidente degli Stati Uniti d’America, sembra che il democratico Biden si stia avviando verso la conquista della carica. Ma il livello di tensione che il presidente uscente Trump sta alimentando, indispettito da una possibile sconfitta, non fa assolutamente bene alla democrazia che è appunto fatta di alternanza. Deciderà, anzi, ha già deciso, il popolo, mentre tutto il mondo sta guardando con attenzione questa avvenimento, appassionante come solo le elezioni presidenziali sanno essere.
In Italia, ferve il dibattito sulla divisione delle regioni in zone, introdotta da poche ore. Senz’altro, in virtù anche del nuovo DPCM, con l’introduzione delle diverse soluzioni in base alle tre aree (gialla, arancione e rossa), si è voluto determinare una classificazione dell’emergenza sul territorio, che infatti registra una differente distribuzione del contagio. Sono stati tenuti presente solo i dati oggettivi che tengono insieme la dimensione scientifica, legata all’occupazione dei posti letto delle terapie intensive e al personale dedicato all’emergenza, e la dimensione statistica, legata alle percentuali dei tamponi effettuati, al numero di casi sintomatici notificati, ai tassi di contagio rilevati, al numero di nuovi focolai di trasmissione.
Pertanto sono assolutamente fuori luogo e prive di fondamento le polemiche sterili e inutili che si susseguono in queste ore da parte dei governatori del centrodestra, i quali lamentano un diverso trattamento in base all’appartenenza politica; soprattutto in ragione del fatto che proprio i governatori che stanno mettendo maggiormente in discussione questa decisione sono coloro che si trovano in una condizione abbastanza difficoltosa, se non deficitaria, proprio in termini di pressione dell’emergenza sulla loro rete di strutture ospedaliere.
Ed è proprio il DPCM con i suoi allegati a individuare delle misure che hanno l’obiettivo di diminuire, in un virus che è legato agli spostamenti, proprio questi ultimi. Pur nelle diverse gradazioni, che nel caso della nostra Regione ci vedono in una situazione di allarme contenuto, l’intento è di ridurre la mobilità, le situazioni di affollamento, i contatti promiscui. È chiaro che, in vista di un inverno ancora tutto da vivere, e con la prospettiva di un Natale meno di festa, queste limitazioni possano risultare opprimenti, specie nelle zone rosse coinvolte dal lockdown. Ma lo sforzo delle istituzioni è davvero massimo, nel tutelare la salute e con esso il diritto alla scuola e al lavoro. Tra le principali novità del decreto, in vigore in tutto il Paese (mentre per le zone arancioni e rosse sono previste limitazioni aggiuntive) si segnalano :
❌ stop agli spostamenti dalle 22 di sera alle 5 del mattino (fatta eccezione per motivi di lavoro, salute o comprovata necessità)
💻 Didattica a distanza al 100% per le scuole secondarie di secondo grado, in presenza le secondarie di primo grado e le primarie
🏛️chiusura dei musei e delle mostre
🚍 Il trasporto pubblico locale sarà attivo al 50% della capienza dei mezzi
🕋 Rimangono aperti all’interno dei Centri commerciali, nei giorni pre festivi e festivi, solo punti vendita generi alimentari, farmacie e parafarmacie, presidi sanitari, tabaccherie ed edicole.
Se sul piano nazionale si compiono tutti gli sforzi per affrontare la pandemia, in queste settimane a Reggio Emilia, si sono registrati degli episodi di cronaca che risultano particolarmente efferati per la nostra provincia. Mi riferisco al terribile stupro con violenze annesse ai danni di una donna magrebina e di un suo connazionale; alla sparatoria notturna nella centralissima piazza del Monte; o all’accoltellamento in un negozio di elettrodomestici in città.
Episodi di cui tutti abbiamo avuto modo di leggere sui giornali, e che hanno colpito l’immaginario di molti, poiché Reggio Emilia non contava una successione di atti di cronaca così pesanti da diverso tempo. Tuttavia ho visto con favore l’intervento di sindaci che hanno preteso, giustamente, più regole e più severità: anche io mi sento di dire che non c’è spazio nella nostra comunità, per criminali, balordi, aggressori. Tuttavia, Reggio Emilia non è diventato il luogo dell’illegalità: e lo conferma la pronta reazione delle forze dell’ordine, che in tutti i questi casi è intervenuta subito per individuare i malfattori.
Ma è chiaro che non possiamo, come società civile, lasciare che queste situazioni si moltiplichino sul nostro territorio, e che la violenza tra le persone sia accettata socialmente come avviene in alcune aree del Paese. E il grande tema dell’immigrazione clandestina (favorita dai decreti sicurezza), ma anche della necessaria accoglienza di chi invece nel nostro Paese è disposto a lavorare e non a delinquere, e l’altro grande tema delle regole e della promozione della sicurezza nelle città, non possono lasciarci indifferenti. E’ per questo che l’azione del Governo deve incardinarsi nella ricerca di una giusta tutela delle nostre comunità.