Un’occasione importante per discutere di sport e del futuro di questo settore
Oggi sono intervenuto in Aula per discutere del decreto-legge CONI.
Il mondo sportivo ha un ruolo importantissimo nel sistema italiano. Ad esempio, l’intero settore rappresenta l’1,7% del PIL, con più di 120mila società coinvolte, ma non solo. Lo sport svolge un ruolo di prima rilevanza nell’educazione, nel turismo, nella salute.
La politica, durante la pandemia ma non solo, non ha offerto il giusto sostegno al mondo dello sport. Ad oggi, l’intero settore è stremato, sfinito e ogni giorno chiede un aiuto maggiore da parte dello Stato. Il decreto Sostegni è un passo avanti, ma non è abbastanza: servono investimenti strutturali, di lungo periodo, che coinvolgano tutti i livelli del settore sportivo, dai dilettanti allo sport di vertice.
E se una maggiore autonomia del CONI risolve delle anomalie rilevate nei mesi scorsi, occorre fare un passo ulteriore. Una maggioranza di governo eterogenea come quella odierna deve studiare una riforma della governance chiara e ordinata del settore sportivo: superare il dualismo CONI – Sport e Salute SPA (che non è funzionale) e evitare inutili contrapposizioni tra gli stakeholders del movimento sportivo stesso.
Nel tempo a disposizione ho cercato anche di indicare alcune priorità per i prossimi mesi: maggiori risorse sul decreto sostegni per il mondo dello sport di base, interventi per il rilancio dello sport a tutti i livelli, approvazione legge delega per potenziamento attività motoria nella scuola primaria, sostegno ai grandi eventi sportivi, risorse del Recovery per la riqualificazione impiantistica sportiva.
Ripartire è possibile, e lo sport può e deve giocare la propria parte.
L’intervento integrale:
“ANDREA ROSSI (PD). Grazie, Presidente Mandelli, a cui le rivolgo gli auguri di buon lavoro, a fronte di questa recente elezione e, quindi, in questa conduzione d’Aula che, sono sicuro, sarà capace di poter svolgere con quella capacità che le è riconosciuta. Mi sia consentito, Presidente, salutare, ringraziare, nonché fare un grande in bocca al lupo di buon lavoro, perché forse questa è una sfida, anche, per certi versi, molto diversa, ma sicuramente altrettanto intrigante e impegnativa, alla sottosegretaria Valentina Vezzali. Quando si parla di sport, sottosegretaria, lei sa meglio di me che non si parla solo ed esclusivamente dell’importanza di questa materia pubblica per quanto riguarda la salute fisica e mentale delle persone, ma anche la possibilità di fare socialità e comunità. Una materia che spazia dal tema del turismo – come non ricordare i tanti grandi eventi che abbracceranno e abbracciano normalmente il nostro Paese e sono un volano di turismo, di marketing territoriale – a quello dell’educazione, della crescita, della capacità e del rispetto delle persone. Infine, non bisogna dimenticare lo sport come strumento capace di ridurre, in questo Paese, la spesa sanitaria, attraverso l’osservanza di buoni e sani stili di vita e di comportamento.
Come dicevo, è una bella sfida, a fronte della quale formulo il mio più grande in bocca al lupo, nonché il nostro supporto, come Partito Democratico. Se c’è una cosa che rappresenta un valore forte per lo sport, è sicuramente quella di non avere bandiere politiche, di tenere unita una comunità politica, come quella del Parlamento, a lavorare insieme nell’interesse dello sport stesso, come diceva giustamente prima il collega Mariani, e ciò dallo sport di base fino a quello di vertice; sport che vede coinvolte tante persone che oggi concorrono a sostenere questo importante movimento.
Noi, oggi, siamo qui per fare un decreto che riguarda, sembra quasi in modo puntuale, quello che è il Comitato olimpico nazionale; si tratta di un intervento specifico, in modo quasi chirurgico, che garantisce al Comitato olimpico nazionale quell’autonomia necessaria che dovrebbe essere riconosciuta secondo l’articolo 27, come ricordava prima il relatore Fusacchia, della Carta olimpica. Noi dobbiamo capire le ragioni del perché siamo qui a discutere, oggi, di questo decreto. Le ragioni nascono dalla legge di bilancio del 2019, con il passaggio tra la CONI Servizi Spa e la Sport salute, con l’introduzione di un nuovo soggetto regolatore delle politiche pubbliche che, poi, rappresenterà, ha rappresentato e sta rappresentando ancora oggi, sicuramente, un soggetto proattivo per tutte le politiche in ambito di sostegno della promozione allo sport; non dimentichiamoci, però, che è anche quel soggetto che oggi ha a disposizione un’importante dote economica: 368 milioni di euro fino a oggi, 363 dopo l’approvazione di questo decreto. Gestione di fondi importanti per il sostegno allo sport, alle federazioni sportive nazionali, agli enti di promozione sportiva e alle discipline sportive associate. Quindi, sicuramente è un ruolo importante. Noi quella legge di bilancio, sottosegretaria, non l’abbiamo sostenuta soprattutto perché ritenevamo che ci fosse un problema di metodo: uno scarso coinvolgimento del mondo portivo, sebbene una riforma della governance era, comunque, necessaria e importante. Inoltre, a nostro avviso, si andava a ledere, come poi ha riconosciuto il CIO, la sfera dell’autonomia, che trova fondamento non solo ed esclusivamente nella Carta olimpica, ma anche nell’ordinamento statale del nostro Paese, nel famoso DL n. 220 del 2003 dove si riconosce l’autonomia dell’ordinamento sportivo rispetto all’ordinamento statuale. Noi, lì, abbiamo registrato – e lo abbiamo denunciato – un’ingerenza: c’era una volontà della politica di assumere un ruolo che non era suo, che non spettava, in quel momento lì, alle componenti politiche proprio al fine di mantenere la necessaria autonomia. Il CIO, attraverso l’istruttoria e, poi, attraverso quella che è stata anche un’iniziativa che solo ed esclusivamente questo decreto ha sospeso, ha aperto e evidenziato questa situazione di anomalia.
Come ha fatto presente prima in modo molto chiaro il collega Fusacchia, il relatore, noi stiamo affrontando un decreto puntuale: pianta organica di 165, 10 dirigenti, quelle che io definisco un po’ le modalità d’ingaggio per quanto riguarda la possibilità, dopo quello che era un contratto di servizio con il personale in avvalimento da Sport e salute al CONI; il tema dei beni necessari allo svolgimento dell’attività del CONI come soggetto di organizzazione del vertice delle politiche sportive e come soggetto organizzatore della partecipazione e della preparazione olimpica per quanto riguarda lo sport italiano.
Abbiamo, con questo decreto, modificato la contribuzione, da 40 a 45 milioni, per il CONI, da 368 a 363 milioni per Sport e salute, ma la domanda che noi ci dobbiamo porre secondo me, in quest’Aula, da un punto di vista politico, è se questa iniziativa oggi è sufficiente, al netto, oltretutto, di quello che diceva giustamente prima sempre il relatore, rispetto ad alcuni emendamenti che sono stati avanzati non solo alla Camera, ma anche al Senato, dopo un’importante iniziativa messa in campo su tutto un percorso di audizioni e di ascolto del mondo sportivo, e che non hanno prodotto quelle necessarie modifiche che potevano, comunque, migliorare questo testo. Ciò è comprensibile per la situazione politica che abbiamo vissuto, comprensibile per la crisi Governo e io ritengo che sia stato anche, sottosegretario, rispettoso nei suoi confronti, perché è giusto che chi si assume una responsabilità in una delega importante come la sua, abbia la possibilità di entrare e determinare con le sue azioni – sulle quali dopo, se mi permette, vorrei indicare quelle che possono essere alcune rapide priorità da parte del Partito Democratico – la sua proposta politica in materia di sport.
Come dicevo, è sufficiente questo decreto? Sì, è sufficiente se consideriamo, e ovviamente noi l’abbiamo condiviso, l’importanza di far sì che gli atleti – i nostri portacolori, quelli che hanno investito una vita per far parte di quello che, in quel momento lì, è l’olimpo dello sport italiano, le Olimpiadi, l’evento sportivo più importante e che alcuni di voi in quest’Aula conoscono molto bene – abbiano la possibilità di partecipare alla competizione, ai XXXII Giochi olimpici di Tokyo, con l’inno e la bandiera. Certo, è importantissimo, perché è un fatto identità, è un fatto di orgoglio, sicuramente; però, io non penso che questo decreto sia sufficiente per mettere mano, per riordinare, per riorganizzare, per dare risposte al tema della governance dello sport italiano. Non possiamo nascondere – è stato evidenziato anche nelle diverse audizioni – che un problema sulla governance lo sport italiano ce l’ha. Non voglio entrare in logiche di contrapposizione, che a me personalmente disturbano, tra chi è più vicino al CONI, al Comitato olimpico nazionale, e chi è più vicino a Sport e Salute; questo dualismo è qui sempre presente, come se fosse utile per garantire alle società sportive, che stanno vivendo grandi difficoltà, una risposta; è un dualismo che non serve, come non serve un dualismo tra lo sport di vertice e i presidenti delle federazioni: non serve questo dualismo.
Noi, quindi, dobbiamo mettere in campo un’iniziativa, e penso che lei ne abbia la competenza e soprattutto ne avrà la responsabilità, per rivedere complessivamente il tema della governance, perché oggi abbiamo tre soggetti che concorrono a determinare le politiche sportive in questo settore; possono essere, sì, soggetti che operano per comparti ben definiti, però stiamo parlando del CONI per quanto riguarda la preparazione olimpica, lo sport di vertice, il coordinamento delle federazioni sportive nazionali, le discipline sportive associate. Poi, stiamo parlando di Sport e Salute, che ha nel suo nome il binomio sport, benessere e salute, certo, e si propone la grande importante iniziativa, grazie al presidente Cozzoli, di sostegno alla promozione sportiva, anche con riferimento al rapporto con il territorio e con gli enti locali. Però, per quanto riguarda Sport e Salute, vi è anche la relazione con le federazioni sportive nazionali e mi riferisco al finanziamento pubblico alle federazioni sportive nazionali. E, poi, c’è il Dipartimento dello sport, che è subentrato all’interno di questa governance nel maggio 2020, che io ritengo anche importante, perché a un certo punto, se la politica deve essere soggetto regolatore sul tema delle politiche sportive, è giusto che la politica se ne assuma la responsabilità attraverso l’autorità di Governo competente, che sia Ministro oppure, come adesso lei, sottosegretario.
Però, penso che, su questo tema, ci debba essere attenzione da parte nostra, come forza di maggioranza, proprio oggi che abbiamo anche una maggioranza eterogenea, che proprio nella sua eterogeneità può veramente portare a compimento un percorso, un processo di riforma sulla governance dello sport, riconoscendo il valore di tutti i soggetti, e ciò non per fare una riforma contro, ma per lo sport italiano; quello che abbiamo sempre contestato in quest’Aula, da questi banchi in questa legislatura, è che, purtroppo, quando si andava a mettere in campo una riforma, si faceva una riforma contro qualcuno, ed è un errore per la responsabilità che noi portiamo ed è un errore soprattutto nei confronti dello sport italiano che oggi richiede risposte. Ci abbiamo anche provato a fare questo passaggio e forse, purtroppo, non siamo stati capaci; forse non siamo arrivati in tempo, forse erano alcune idee ancora dissonanti tra le forze politiche che componevano la precedente maggioranza; tant’è che uno dei sei decreti legislativi, contenuti all’interno della legge delega, lei sa meglio di me che non ha visto la sua attuazione. Però, penso che questa sia una delle sfide a cui, proprio in questa nuova condizione in cui il Parlamento è chiamato ad unità e responsabilità, si possa dare risposta, riordinando il sistema sportivo e la governance del sistema sportivo italiano.
Vado a concludere, Presidente. Poter discutere – lo dicevo prima – in quest’Aula di sport non capita spesso e, visto che non capita spesso, mi sia consentito mettere l’accento su quelle che ritengo essere oggi alcune delle sfide che questa maggioranza, la sottosegretaria ma penso tutto il Parlamento, avrà davanti a sé nelle prossime settimane e nei prossimi mesi e, comunque, nell’arco della legislatura. Io penso che la prima sfida sia quella di dare grande sostegno al mondo dello sport che è stremato, è sfinito; è un mondo dello sport preoccupato; non dimentichiamoci che in questo momento stiamo parlando di 120 mila società, del 90 per cento di volontari, stiamo parlando di qualcosa come di oltre 12 milioni di tesserati a enti di promozione sportiva e CONI; stiamo parlando di un giro di affari di 1,7 punti percentuali del PIL del nostro Paese. Non stiamo parlando di qualcosa che non ha e non deve vedere la giusta attenzione; stiamo parlando di un settore che non si è mai visto riconosciuto, da un punto di vista delle politiche pubbliche, quel giusto grado di sostegno anche economico e non è solo un problema di queste Aule o del Governo del Paese: è un problema che va dall’ente locale alle regioni fino al Governo del Paese. Non c’è mai stata la sufficiente capacità di fare un investimento strutturale, organico ed economicamente riconoscibile sul mondo dello sport e questo ce lo dobbiamo dire.
E, quindi, io penso che, per quanto riguarda le prime risposte fornite, il “decreto Sostegni”, seppure sicuramente rappresenti una risposta importante per il mondo del lavoro sportivo, non è sufficiente, come non è sufficiente immaginare che diamo micro contributi alle società sportive dilettantistiche. Io penso che noi dovremmo continuare come è già stato fatto anche nei precedenti decreti e come viene anche richiesto penso, ad esempio, dal Comitato 4.0 che rappresenta, comunque, uno sport di vertice ma non è l’élite dello sport, perché stiamo parlando del vertice della pallavolo, del basket, di squadre che stanno comunque soffrendo anch’esse.
Io penso che vi sia un tema da riprendere: il famoso credito d’imposta per quanto riguarda le sponsorizzazioni; un tema che ha visto attuazione nel 2020 e che abbiamo sostenuto, ma questo è uno dei temi da riprendere. C’è il tema di come sosteniamo le famiglie con i voucher, come hanno fatto anche alcune regioni. C’è il tema, in prospettiva, in modo strutturale, di come introdurre processi di defiscalizzazione nel mondo sportivo ma, nello stesso momento, di come introdurre anche una detrazione o aumentare l’attuale detrazione che già è presente per i minori di 18 anni per quanto riguarda le famiglie.
Sottosegretario, noi a mio avviso dobbiamo dare l’idea che non stiamo immaginando solo ed esclusivamente politiche in questo momento puntuali e legate solo ed esclusivamente al sostegno e all’emergenza, ma politiche che possono diventare strutturali per il mondo dello sport, che possono servire alle società sportive per fare uscire domani le società sportive e per consegnare alle stesse una prospettiva. Io penso che noi dobbiamo mettere in campo questo tipo di iniziativa, a partire dal prossimo “decreto Sostegni” ma anche dai prossimi provvedimenti economici fino a quella che può essere la legge di bilancio, che si andrà a determinare a fine anno. Questa è una delle sfide per dare una risposta – per ripetere – al mondo dello sport, che è una risposta non puntuale ma una risposta di prospettiva, perché noi dobbiamo cercare di dare anche un po’ di speranza ai tanti volontari, ai tanti atleti, ai tanti dirigenti, ai tanti tecnici che in questo momento qui sono in evidente difficoltà.
E, rapidamente, dopo discuteremo di Recovery Plan all’interno dell’audizione che faremo in Commissione, ma qui c’è già anche un grande tema (in questi anni è stato investito fortemente sul tema sport e periferie). C’è, poi, una questione che dobbiamo riprendere, e lo ricordava anche il relatore Fusacchia all’inizio, ossia il tema dei decreti legislativi dello sport che sono stati approvati dal Governo ma che non hanno visto il completamento del lavoro delle Commissioni parlamentari dopo anche importanti audizioni, dopo che il mondo dello sport è stato ascoltato e dopo che erano state sollevate problematiche abbastanza evidenti. E, quindi, occorre riprendere quei decreti legislativi, ma non per modificarli, ma per capire come intervenire a supporto delle problematiche evidenziate e sottolineate dai diversi soggetti auditi durante la fase di lavoro delle Commissioni; sappiamo che due sono gli argomenti che sono sicuramente importanti per il mondo dello sport, come il vincolo sportivo e il lavoro sportivo, due argomenti che nascono su principi giusti ma che possono produrre, ad un mondo già in difficoltà, ulteriori difficoltà di natura economica. Quindi, noi ascoltiamo il grido di aiuto che arriva, ma non per mettere in contrapposizione chi il mondo dello sport lo frequenta come lavoratore e chi, invece, lo gestisce come presidente di una società polisportiva, ma, in una sorta di rapporto condiviso per fare in modo che vi sia il rispetto del principio e, nello stesso momento, che questo rispetto del principio non ricada, da un punto di vista economico, esclusivamente sulle spalle delle società che sono già in grandi difficoltà. Quindi, io penso che questa sia una delle sfide che noi abbiamo. Vi è un’altra sfida – ne parlava bene Mariani prima di me, e non ci ritorno. Lo sport è la terza agenzia educativa del Paese.
Dopo la famiglia e dopo la scuola, è la terza agenzia educativa del Paese e, nella fase in cui le agenzie educative, a parte le famiglie, sono chiuse, in lockdown, vi sono danni, che sono stati generati rispetto agli adolescenti, drammatici, e se anche lo sport si mette nelle condizioni di avere un pensiero, di mettere in campo un pensiero, purtroppo rischia di non svolgere fino in fondo la propria funzione.
E poi, da ultimo, c’è una legge, che io penso che lei condivida, perché è stata tra le artefici di un miglioramento della famosa legge della “Buona Scuola”. Parlo del potenziamento dell’attività motoria all’interno della scuola primaria. C’è una legge delega ferma al Senato dopo l’approvazione unanime di quest’Aula parlamentare. Io spero che si possa, nei prossimi mesi, riprenderla in mano, sostenerla da un punto di vista economico, perché capisco che è una legge di spesa, ma occorre dare il segnale che lo sport riparte dal luogo principe dell’educazione e della crescita dei nostri figli, ossia la scuola. Noi dobbiamo ripartire da lì! E, quindi, il potenziamento dell’attività motoria con personale qualificato – personale qualificato e, quindi, con le apposite classi di concorso – penso sia una delle sfide che noi abbiamo davanti in questi prossimi mesi e lei ha questa importante responsabilità.
E, da ultimo – veramente, e poi concludo, Presidente – vi è il tema, come dicevo prima, dei grandi eventi, che sono un motore importante per il turismo, di marketing territoriale. Noi vedremmo già da giugno Euro 2021, per quanto riguarda il calcio, le ATP finals di tennis di Torino, la Ryder Cup, i Giochi del Mediterraneo di Taranto, Milano-Cortina 2026. Come dire, ci sono tanti appuntamenti che dimostrano come lo sport possa veramente essere un volano, da un lato, di marketing territoriale, ma anche di crescita del Paese. E visto che in questo momento qui, dopo una pandemia che ci sta mettendo a dura prova da un punto di vista economico, sociale e sanitario, dobbiamo anche parlare di una ripresa e una ripartenza, come facciamo appunto col Piano di ripresa e resilienza del Paese, anche lo sport può dare il suo contributo.
C’è una storia, che non è uscita sui quotidiani nazionali, che fa un po’ da contraltare a quella di Lara Lugli, che penso che rappresenti molto bene il mondo dello sport e dell’associazionismo sportivo. È la storia di una ragazza di Reggio Emilia, della provincia dalla quale provengo, che è Alice Pignagnoli, che fa il portiere del Cesena Calcio. Lei, alla sesta settimana, dopo uno scontro fortuito di gioco, durante una visita, si è accorta che era in maternità, che aspettava un figlio. La società del Cesena le ha prolungato il contratto; come dire che non ci sono solo esclusivamente i casi di Lara Lugli, che abbiamo denunciato, ma che ci sono anche delle buone pratiche, come quella appunto di Alice Pignagnoli del Cesena Calcio, che dimostra come lo sport è un grande volano di valori di vita vera.”