Riportare lo sport al centro dell’iniziativa politica e delle politiche pubbliche
Da inizio anni ’90 non ho mai mancato un abbonamento, che fosse Reggiana o Juventus, lo spettacolo che offre questo sport vissuto allo stadio, e ne ho visti diversi da Castelnuovo Garfagnana fino all’Olympiastadiom di Berlino, è unico e ogni volta provo le stessa grande emozione.
Questo per dire che sono mosso da un’autentica, e a volte eccessiva, passione per il calcio e per lo sport in generale come tantissimi, quindi avrei pieno titolo per iscrivermi alla mozione dei sentimenti, ai quali in tanti hanno attinto e scritto dichiarazioni in queste ore, una vera corsa alle armi per la questione Superleague.
C’è chi ha fortemente criticato questa nuova competizione, combattendo una battaglia etica e morale, ricordando a tutti i valori profondi che lo sport porta in se: inclusione, solidarietà, pari opportunità. Su questo però mi viene da pensare che l’etica e la morale esistano ad intermittenza: quando è stata designata la finale di UCL ad Istanbul in Turchia (tema sul quale ho proposto una petizione su change.org), nazione che non mi risulta paladina dei diritti umani, o quando è stato annunciato il mondiale 2022 in Qatar, per il quale si interrompono i campionati nazionali per dare spazio ad una competizione ospitata da un altro stato non propriamente famoso per l’etica dimostrata ed il rispetto dei diritti dei lavoratori per la costruzione degli stadi. Qui nessuno ha sollevato questioni. Forse il business doveva prevalere sulla passione.
Le battaglie etiche devono essere imprescindibili, ma lo devono essere sempre.
Ho scritto subito lunedì, la Superlega ha mosso in me dubbi (tanti) riconoscendo tanti limiti, come poi la grande maggioranza dei tifosi, commentatori sportivi e istituzioni varie. Ma di una cosa son certo: c’è bisogno di un processo di reale cambiamento, è innegabile. Del progetto avanzato dai 12 top club europei ho riconosicuto questa consapevolezza, seppur mosso da una situazione finanziaria difficile aggravata da questa pandemia. Una gestione nei modi e nei tempi però dilettantistica da parte del top management dei club fondatori che hanno dimostrato come la mancanza di un progetto trasparente e condiviso, non elitario, che si è arenato pochi giorni dopo, non può avvenire in assenza di dialogo e consenso con le istituzioni sportive e i suoi tifosi.
Dall’attenzione delle Istituzioni, che abbiamo registrato in questi giorni, dobbiamo cogliere una grande opportunità: riportare lo sport al centro dell’iniziativa politica e delle politiche pubbliche. Alla mozione di sentimenti adesso va affiancata una azione conseguente di riforme, di sostegno economico, necessaria al sistema calcio e a tutto il sistema sportivo italiano, con azioni concrete partendo da un incremento delle risorse nel Recovery Plan per la riqualificazione delle infrastrutture sportive, attraverso interventi nel decreto imprese, con l’apertura al pubblico secondo protocolli di sicurezza per le manifestazioni, rivedendo un maggiore sussidiarietà nella distribuzione dei diritti televisivi a favore delle serie minori, ricercando con le istituzioni sportive un confronto per quelle riforme necessarie da attuare, a partire dalla revisione dei campionati, monte ingaggi, costo delle procure e plusvalenze. Salvaguardia di un concetto di sport europeo fondato su competizioni aperte, solidarietà e redistribuzione per garantire la sostenibilità. Senza retorica e senza inutili moralismi, ma con quella necessaria concretezza per salvaguare e sostenere alimentare la sport.