Alcune considerazioni dopo il Question Time con la Ministra Lamorgese sul caso Saman
Nella giornata di ieri come Deputati PD abbiamo interrogato durante il Question Time in Aula la Ministra degli Interni Lamorgese, dopo la triste storia di Saman Abbas la quale, secondo una prima ricostruzione della magistratura, sarebbe stata uccisa dallo zio con la complicità della famiglia e sepolta in una fossa preparata con l’aiuto dei cugini. La sua unica colpa è stata quella di aver rifiutato un matrimonio combinato.
Se queste terribili ipotesi venissero confermate, ci troveremmo davanti l’ennesimo caso di matrimonio combinato rifiutato e finito in tragedia. Si stima che le comunità straniere in Italia siano responsabili di circa un migliaio di matrimoni combinati, potremmo dire in molti casi addirittura forzati.
Condivido i punti ripresi dalla Ministra, nella sua risposta, che rappresentano una azione concreta affinché il tema dei diritti, dell’emancipazione femminile, del rispetto delle regole riconosciute dalla nostra Costituzione con i suoi diritti, ma anche i suoi doveri, non si possono piegare e sottacere a ragioni etniche, religiose o famigliari, nel massimo rispetto del principio di inclusione culturale e sociale ma fermi sui principi.
È una responsabilità che ci deve vedere tutti coinvolti, superando strumentali battaglie politiche, perché domani non possa esservi più una nuova vittima di femminicidio come Saman.
Il coinvolgimento dell’estesa rete degli attori istituzionali presenti sul territorio, con il mondo dell’associazionismo sociale per un investimento culturale sulle persone; un più ampio riferimento alla Convenzione di Istanbul del 2013 contro la violenza di genere, sulla violenza domestica e verso le donne; il rafforzamento del Codice Rosso che già punisce azioni di costrizione e non libertà del matrimonio; l’azione delle forze dell’ordine già impegnate in un lavoro proficuo nelle scuole con i nostri ragazzi, per infondere una cultura del rispetto; il nuovo piano antiviolenza in fase di redazione da parte della Ministra Bonetti per un rafforzamento delle politiche contro i matrimoni forzati. Ecco, queste sono le concrete azioni che in accordo con la Ministra Lamorgese dobbiamo portare avanti per non sentire più queste notizie.
Purtroppo il cammino verso una società multiculturale ci pone anche davanti a sfide di questo tipo: sfide che hanno a che fare con la creazione di un’identità, per le giovani donne straniere, che possa consentire loro di affermare i propri diritti, la propria personalità e di seguire le proprie legittime aspirazioni, non avendo a temere della propria stessa incolumità fisica o addirittura della propria vita. Questo è da un lato un grandissimo obiettivo che la società italiana, aiutata dalla politica, deve porsi; e al tempo stesso è qualcosa di molto delicato da costruire, perché in campo ci sono i valori più profondi, assolutamente non rispettosi della libertà dell’uomo e della donna, ma profondamente radicati in certe culture e in certe comunità e che spesso prescindono dalla religione (è il caso ad esempio dell’infibulazione). È per questo che gli attori in campo devono essere tanti e occorre una certa sincerità, che forse in alcuni passaggi è mancata, della politica e delle istituzioni nell’affrontare il problema. Purtroppo questo caso drammatico è disperato a venuto nelle nostre terre, ci ha messo di fronte a ciò che manca nella società italiana: una inclusione vera e reale nel nome dei diritti di tutti e della libera autodeterminazione di uomini e donne, i quali hanno il diritto assoluto di costruirsi il proprio futuro. Un futuro che noi italiani ed europei dobbiamo essere in grado di garantire a tutti.