Viaggio verso il Quirinale 5

Parte quinta

Il costituente reggiano Meuccio Ruini nella sua relazione all’Assemblea definì il ruolo del Presidente della Repubblica come “il grande consigliere, il magistrato di persuasione e influenza, il coordinatore di attività, il capo spirituale più ancora che temporale della Repubblica. Egli rappresenta e impersona l’unità e la continuità nazionale, la forza permanente dello Stato al di sopra delle mutevoli maggioranze”.

Ho usato questo estratto del conterraneo Ruini per questa rubrica di oggi, infatti ormai ci separano poche ore da quello che sarà un passaggio straordinario per la sua importanza. Un momento molto delicato, causato da diversi fattori esogeni come l’emergenza pandemica mondiale. Inoltre, è la prima volta nella storia della Repubblica in cui la situazione politica attuale è veramente fluida.

In questo momento di incertezza -senza stare a rincorrere quelli che sono i retroscena raccontati sui quotidiani e i resoconti delle diverse telefonate che intercorrono, come normale che sia, tra i maggiori leader delle forze politiche per cercare trovare una sintesi condivisa- ho però due certezze: i numeri che stabiliscono i rapporti di forza tra i vari schieramenti politici e l’eventuale destino della maggioranza dopo l’elezione del PdR.

Come ho già scritto qualche giorno fa rispetto alle forze numeriche degli schieramenti in campo, oggi il Parlamento è una somma di minoranze che fa sì che nessun partito abbia un diritto di prelazione sul ruolo di garanzia così importante. Inoltre, è abbastanza evidente come dall’esito del voto e dall’entità numerica dello scrutinio dipende la tenuta e il futuro della maggioranza.

Non abbiamo mai nascosto come questa sia una maggioranza che ha deciso di stare insieme in una fase storica particolare del nostro Paese e che nel 2023 si tornerà a determinare con le elezioni politiche il confronto tra le diverse opzioni politiche in campo, come è giusto che sia. È evidente a tutti che se oggi tale confronto diventa uno scontro tra forze divisive che non fanno sintesi, che non tengono insieme che non cercano di trovare un accordo alto per l’elezione del PdR, il risultato influirà negativamente anche sul proseguo della legislatura e, di conseguenza, sul Governo. Mai come in questo momento tutti noi sappiamo quanto la fase attuale richieda invece un Governo nel pieno esercizio delle proprie funzioni, perché deve rispondere alle emergenze nazionali e internazionali che sono parte integrante dell’agenda politica.

Ha ragione, quindi, il segretario nazionale Enrico Letta nel ricercare un dialogo ampio senza mettere in campo nomi e candidati. Non è, e non vuole essere, un segno di debolezza bensì un segno di responsabilità nello scenario attuale. Se non ci saranno novità nelle prossime ore, molto probabilmente vi sarà l’indicazione di fare scheda bianca al primo scrutinio, ma di questa possibilità ne parleremo in seguito. La politica e i partiti, anche questa volta, hanno un’occasione unica per dimostrare di essere all’altezza di questo momento storico.

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