Un presidente che riporti l’Italia alla serenità
Ringrazio il Resto del Carlino edizione Reggio per lo spazio dedicato per la riflessione in merito al voto del prossimo Presidente della Repubblica.
“Quando ho iniziato a vivere nella politica, da semplice militante nella dimensione casalgrandese e poi provinciale, non avrei mai immaginato, ma di certo avrei sperato, di potermi trovare a essere tra coloro che un giorno avrebbero eletto il presidente della Repubblica.
Da sempre simbolo di stabilità in un paese poco stabile, tradizionalmente simbolo di equilibrio, pur nelle diverse personalità che si sono succedute in questo delicatissimo ruolo, mai come in questo momento nel mezzo di una crisi pandemica che coinvolge tutto il mondo, il Pdr è il perno fondamentale della nostra democrazia e della tenuta collettiva del paese. Trovarmi a dovere partecipare a questa difficile elezione, e vivere finalmente in prima persona lo sforzo della politica di arrivare alla sintesi (perché, al di là delle manovre di palazzo, come vengono chiamate da alcuni, è di questo che si tratta), è un impegno che mi appassiona e mi onora.
Certamente, a una settimana dalla prima votazione, si sta entrando nel vivo di quella che è una discussione di dove il paese voglia andare nei prossimi sette anni, e su che tipo di guida preferisca, nell’affrontare quelli che senz’altro non saranno anni facili, al di là di qualsiasi immaginazione.
Anche questo dibattito che si è recentemente acceso, sulla necessità di fare votare anche coloro i quali sono positivi al virus o in quarantena, è un dibattito che evidenzia la fame di democrazia e la necessità di democrazia che c’è che ci deve essere in una fase complessa come questa.
E il fatto stesso che, dopo decenni in cui ha dominato la vita politica, ci troviamo ancora a discutere della possibilità, forse oramai remota, di avere come presidente della Repubblica Berlusconi, deve fare ulteriormente di riflettere: l’Italia di allora è cambiata rispetto a quella attuale? È ancora questo il modello d’Italia che desideriamo? Comunque la si voglia, quella di venti anni fa era eccessivamente competitiva, fatta anche di interessi privati che venivano comunque fatti pesare, in politica e in economia; era un’Italia federalista e secessionista ma con rabbia, in un Paese che non guardava gli ultimi, ma dove ognuno correva per sé stesso, quasi a simbolo di un individualismo esasperato che probabilmente ha contribuito a esasperare alcuni dei problemi che ancora oggi sono sul tavolo.
E chi, come la forza politica che rappresento, si è sempre opposto al berlusconismo, più come movimento culturale che come corrente politica, ricorda bene certe battaglie e ne porta ancora il marchio impresso.
Ma io credo che oggi, anche grazie al governo Draghi, questa Italia abbia l’opportunità di cambiare, di dire la propria, e di dimostrare di essere, passatemi il termine, cresciuta da allora.
Anche per questo la scelta del presidente della Repubblica sarà fondamentale. Sarà il modo per abbandonare finalmente i fantasmi del passato e abbracciare l’idea di un’Italia serena, pronta a cambiare, e a superare le difficoltà che oggi ci sono anche a causa del virus, ma che non saranno eterne, e che è fiera di essere europeista, democratica, riformista, proprio come lo era il compianto David Sassoli.
In questa fase così tribolata, e di attesa, anche febbrile da parte degli italiani, sono fiero di poter dare il mio contributo, rinunciando a momenti con la famiglia o alla tranquillità, avendo tutte le attenzioni per evitare il più possibile il contagio, in queste che sono ore e settimane delicatissime. Sono fiero di poter essere lì e di partecipare a queste chiame, come vengono chiamate in gergo, che ci porteranno comunque ad eleggere una persona che ci guiderà nei prossimi sette anni, che avrà il dirò compito di portare avanti il Paese, che poi è il paese dei nostri figli e del quale siamo orgogliosi anche nei passaggi difficili come questo.”