La rubrica quotidiana per l’elezione del Presidente della Repubblica
Giudizi, sentimenti e versioni contrastanti si rincorrono ancora nel corridoio dei passi perduti: è uno degli appellativi del Transatlantico, luogo di sosta e colloquio tra parlamentari, delegati regionali e giornalisti prima dell’ingresso nell’aula, così definito da questo insolito appellativo che origina “da un petrarchesco senso di caducità di ogni cosa terrena, anche se sotto la legge del potere. In effetti, a tarda sera, quando si spengono le luci dell’Aula, il salone vuoto, silenzioso e buio è attraversato soltanto dall’esile lama di luce delle rampe di sicurezza; e c’è chi sente tornare i passi di coloro i quali, da qui, si sono allontanati per sempre”.
Nonostante una distanza di quasi 15 ore tra l’ultimo voto della sera e il primo voto della terza chiama svoltasi nella mattinata di oggi (utile per il sottoscritto, non sapendo bene quando sarà il rientro a casa, a compiere una toccata e fuga di un’oretta tra le braccia della mia piccola), il quadro che esce confermato dall’esito di questo terzo scrutinio che si conclude alle 15:30, è sempre indefinito e incerto. Non c’è da stupirsi ovviamente, visto che nella storia della nostra Repubblica, la media è di 9 scrutini per eleggere il Presidente della Repubblica, con profili del valore di Sandro Pertini eletto alla 16esima, così come avvenne per Oscar Luigi Scalfaro: ovviamente spero che non succeda.
Si arriva finalmente a una temperatura di scongelamento tra le due coalizioni, come vedremo di seguito, solo nel tardo pomeriggio.
Ma andando per ordine, lo scrutinio, ancora oggi, ci consegna due indicazioni molto chiare: la prima è che si sta riducendo, rispetto alla prima chiama, il numero delle schede bianche, che passano da 672 a sole 412. Ciò segnala che oltre della metà dei grandi elettori (presenti 978) non segue le principali indicazioni uscite dalle forze politiche. La seconda è che, come già avvenuto in altre legislature, attraverso alcuni nominativi si inviano dei chiari messaggi politici, non sempre decifrabili, ma altrettanto evidenti. Ad esempio, così vanno letti i 125 voti assegnati a Mattarella, che potrebbero essere riconducibili a una conta interna in un soggetto politico; oppure i 114 voti di Crosetto, che sono 60 in più rispetto ai componenti di Fratelli d’Italia che lo avevano indicato, e che potrebbe rappresentare una prova per capire quanti voti aggiuntivi potrebbe conquistare il centrodestra con una eventuale candidatura di parte.
Allo stesso modo, vanno considerati i 52 di Casini e poi i 19 di Giorgetti: probabili segnali di posizionamento all’interno di alcune forze politiche.
Considerazioni, queste, che nascono anche in virtù di un lavoro puntuale che è svolto dai segretari d’aula, cui ho partecipato anch’io nella seduta odierna: a loro il compito di verificare, durante le operazioni di voto, quando l’indicazione è scheda bianca, la durata del passaggio dal catafalco, controllando in tal modo se i grandi elettori rispettano le indicazioni che sono state loro date.
Ma i veri giochi, anche oggi, si spostano al di fuori degli spazi principali più vissuti da parte dei grandi elettori. I leader dei principali partiti arrivano in modo fugace, e rientrano nei piani del palazzo dei gruppi, dove normalmente avvengono incontri e trattative bilaterali. Spesso cercano di evitare i pochi giornalisti presenti, la gran parte dei quali è posizionata al quarto piano, nelle aule delle commissioni dove sono stati allestiti i vari studi, da cui partono le dirette e i collegamenti che si vedono quotidianamente nei programmi televisivi e telegiornali. Chi non ha seguito anche solo per pochi minuti la #maratonamentana?
Un’informazione che raccoglie le proprie fonti non più dalle tradizionali veline o note stampa, bensì, come successo oggi, dai nuovi strumenti che da anni hanno cambiato la comunicazione politica come i social, visto che un tweet di un leader politico può contribuire a cambiare il corso e il racconto della giornata politica. Basti pensare a quello del segretario Enrico Letta, che nello spazio di 160 caratteri dichiara come una eventuale candidatura della Casellanti fatta a scapito degli alleati di governo rappresenterebbe il modo più diretto per far saltare tutto, invocando chiaramente il ritorno al voto subito dopo la nomina del capo dello Stato.
A stretto giro di posta, o meglio, di post, risponde il segretario della Lega che scrive di lavorare con fiducia, serietà e ottimismo e che la soluzione può essere vicina. Basta poco per cambiare il possibile scenario politico con questa fase. Mentre nelle chat dei parlamentari, in attesa delle convocazioni ufficiali degli incontri che si terranno in serata inoltrata, qualche collega manda ironicamente la carta di identità della signora Scheda Bianca di Crevalcore del bolognese e altri rispondono con il santino di Mattarella “ovunque proteggimi”.
Alle 19 toccherà alla Lega, alle 21 al Movimento Cinque stelle e al Partito Democratico, così anche alle altre forze politiche. Sarà una lunga notte, da domani il quorum si abbassa a 505 voti, mentre all’orizzonte si affaccia un nome fino a oggi inesplorato che corrisponde al nome del costituzionalista Sabino Cassese.