La rubrica quotidiana per l’elezione del Presidente della Repubblica
Mattarella, Mattarella, bianca, Di Matteo, Mattarella: lo scandire della lettura delle schede da parte del presidente della Camera Roberto Fico ha accompagnato le ultime votazioni, quasi a determinare, attraverso il risultato crescente dalla quinta votazione in poi, un segnale molto forte, che arrivava dei grandi elettori agli stessi vertici dei partiti impegnati a trattare. Si rimarcava così come la rappresentanza della volontà popolare avesse di fatto scelto, prima ancora dei vertici.
Questo possiamo ritenerlo come il dato politico che esce dall’ultima giornata di voto per la scelta del presidente della Repubblica: una giornata che si conclude ben presto, potremmo dire nella prima parte della mattinata, dopo che gli incontri della serata e della notte assieme al primo vertice di maggioranza, nonostante qualche turbolenza arginata rapidamente da Matteo Renzi, Luigi di Maio, Forza Italia, Leu e il PD, stavano producendo gli esiti sperati.
I grandi elettori del Partito democratico vengono convocati alle otto nella sala del Mappamondo che, da giovedì, è quella individuata per poter accogliere i 158 del gruppo del PD. A quell’ora Montecitorio inizia a prendere vita, dall’apertura del guardaroba fino alla buvette, tappa obbligata per il cornetto e il caffè della colazione. La relazione di oggi spetta, per la delicatezza del momento, al segretario nazionale Enrico Letta; dopo il termine utilizzato ieri, fiducia, quello di oggi è saggezza, riferito soprattutto alla capacità e all’intelligenza di raccogliere quel moto che da alcune chiame arrivava dall’aula e vedeva montare la candidatura di Sergio Mattarella.
Prima con 119 preferenze, poi con 161 e infine con 336, erano in aumento i numeri registrati durante lo scrutinio a partire dalla quarta chiama, e la metafora utilizzata fotografava in pieno la situazione fino a quel momento. Ricordando le sue origini pisane, il segretario nazionale evidenziava come, nella festa della città di Pisa a fine giugno su un ponte si incontrano due contrade che devono spingere a metà del ponte un carrello, fino al punto in cui la pendenza sul piano inclinato determina la vittoria quasi obbligata di una delle due contrade. Così è stato anche per l’elezione del presidente Mattarella: perché proprio mentre era in corso la quarta chiama, alla quale hanno partecipato tutti i partiti del centro sinistra e che ha visto l’astensione dei partiti di centro destra, anche il segretario della Lega, dopo che la stessa Forza Italia aveva già fatto capire chiaramente che la Mattarella bis poteva essere la soluzione, ha deciso, con un’agenzia delle 11:23, con una improvvisata conferenza stampa nel Transatlantico, che si poteva sostenere tale candidatura.
È stato l’ultimo passaggio che ha indirizzato in modo definitivo la giornata politica e l’elezione per la più alta carica del nostro Stato. Rimaneva, solo ai fini della cronaca giornalistica, da valutare il numero di voti presi durante il settimo scrutinio 387 per la precisione. Il clima tra i corridoi del Transatlantico improvvisamente è cambiato, e i volti tesi di chi, in questi giorni, ha dovuto partecipare a innumerevoli momenti di confronto sacrificando anche le ore di sonno, diventavano finalmente distesi, altri invece si sono fatti scuri, preannunciando rese dei conti. Si era arrivati a una soluzione che sicuramente è utile, di garanzia per il Paese e per le sue istituzioni. Rimanevano solo alcuni ultimi passaggi che le diverse forze politiche avrebbero svolto nelle prime ore del pomeriggio. Dopo il pranzo con i grandi elettori alle 14, era ancora la Sala del mappamondo a ospitare la successiva riunione salutata all’inizio da un lungo applauso iniziale al segretario Enrico Letta, meritato per l’intelligente capacità di gestione dimostrata, sempre con tono mite e composto, il quale ha rendicontato le ultimissime ore dell’incontro di maggioranza che aveva di fatto semplicemente ratificato quella che era una scelta ormai scontata. Qui è seguito uno sketch che purtroppo, lo ammetto, mi ha visto protagonista quando, sul finire dell’indicazione di voto, nel silenzio più assoluto ho chiesto se avremmo dovuto fare scheda bianca come da ultime indicazioni.
Un selfie di gruppo del segretario con le due capigruppo pronte a recarsi con gli altri capigruppo di maggioranza per un incontro di cortesia con quello che tra poco sarà riconfermato Presidente della Repubblica.
Ormai si attende solo l’applauso dell’emiciclo lungo oltre 4 minuti, nel momento in cui i segretari d’aula hanno calcolato il superamento della soglia dei 505 voti sufficienti per l’elezione, che diventeranno 759 al termine dello spoglio. Tutto a breve sarà smobilitato, dalla tenda nel cortile che ha accolto in uno spazio più caldo i grandi elettori durante questa elezione, alle postazioni TV aggiuntive, per ripristinare l’ampliamento dell’Aula dentro il Transatlantico per continuare nel rispetto delle norme Anti Covid. E sarebbe opportuno che anche la politica dopo questi giorni si prendesse qualche ora di stop. In conclusione di questo diario, ringraziando la Gazzetta di Reggio per l’opportunità, vedo alcune certezze: questa elezione genererà sicuramente delle conseguenze all’interno del centro destra che potrebbe mettere in discussione, come ha detto anche la stessa Giorgia Meloni, la sua effettiva esistenza a livello parlamentare; Salvini, nel tentare di giocare un ruolo da king maker si è ritrovato in grossa difficoltà, con ripercussioni future anche sulla sua leadership all’interno dello stesso centrodestra; Forza Italia e i centristi si sono isolati e potrebbero trovare una collocazione diversa nei prossimi scenari politici; il Movimento cinque stelle, con la vicenda della candidatura della Belloni, potrebbe registrare un’ulteriore spaccatura tra il capo politico Giuseppe Conte e il Ministro degli Esteri Luigi di Maio. Ma tutta la politica si dovrà sicuramente interrogare su come produrre quelle necessarie riforme istituzionali e politiche affinché la rappresentanza trovi un nuovo impulso ed eviti in futuro di dimostrare quelle lacune che si sono evidenziate oggi, nel momento in cui si è scelto di ricandidare un presidente già in carica: una situazione abbastanza anomala, seppure registratasi già una volta nel 2013 con Napolitano.
Questi sono alcuni interrogativi che ci troveremo di fronte nei prossimi mesi, ma con una certezza: è una garanzia avere alla guida del nostro Paese una persona affidabile e amata, perché ha dimostrato di essere un punto di riferimento e garante vero della nostra democrazia e della nostra Costituzione. Contestualmente vi è un Presidente del Consiglio come Mario Draghi, incaricato a suo tempo dallo stesso Mattarella, che potrà continuare a guidare un governo nel pieno delle proprie funzioni, e capace di rispondere ai bisogni economici e sociali che questo Paese oggi sta vivendo.
È il momento di riprendere il treno, dopo sette giorni esatti, e mentre dal finestrino osservo i paesaggi notturni di questo splendido Paese, cala la tensione nervosa e il pensiero va alla mia piccola che mi aspetta a casa.