Il confronto deve essere vivo e acceso, costruito e veicolato attraverso mozioni e leadership che non necessariamente dovranno essere omologate
La Direzione Nazionale di oggi ha delineato le fasi del prossimo congresso del Partito Democratico che si concluderà con le primarie del 12 marzo 2023.
Un tempo non breve, certo, ma da oggi abbiamo un percorso chiaro per ridefinire il nostro ruolo nella società di oggi, consapevoli che il nostro essere partito-comunità comporta analisi, confronti e discussioni anche su piattaforme diverse.
Questo percorso congressuale non potrà prescindere da un’effettiva analisi della società e di ciò che dobbiamo rappresentare, ridefinendo (come nel 2007 con il Manifesto dei valori) un perimetro identitaria chiaro, che funga da base ed essenza per la nostra vita partitica.
Io sono certo che il Partito Democratico debba continuare ad avere una vocazione maggioritaria. Per farlo, però, il confronto deve essere vivo e acceso, costruito e veicolato attraverso mozioni e leadership che non necessariamente dovranno essere omologate.
Non dobbiamo avere paura di misurarci in un dialogo realmente rifondativo, poiché solo sciogliendo i nodi degli ultimi anni potremo ambire ad un nuovo slancio.
Il mio auspicio è che il dibattito ci aiuti nel nostro lavoro di opposizione, nel parlare ai cittadini e nel rianimare la nostra base. Sono convinto che nelle prossime settimane le figure che vorranno effettivamente portare avanti questi ragionamenti dovranno fare un passo avanti, sperando possano portare valore aggiunto alla discussione, senza disperdere il sano pragmatismo di cui il Paese e il Pd necessitano.