Nota stampa
Durante la scorsa legislatura, un importante risultato raggiunto a sostegno dei sindaci italiani, è stato il riconoscimento di un aumento dell’indennità di carica, introdotta dalla legge di bilancio per il 2022. Tale incremento entrerà in vigore a pieno regime nel 2024, dopo adeguamenti del 45% e del 68% negli anni 2022 e 2023: si tratta di un’iniziativa che ho sempre caldeggiato fin dai primi giorni della mia presenza a Montecitorio, proprio in virtù della mia esperienza passata, e lontano, a quel punto, da qualsiasi mio interesse diretto.
È doveroso infatti il riconoscimento di una funzione e di un ruolo fondamentale nell’architrave Istituzionale del nostro Stato, e la funzione di continuo raccordo tra i bisogni quotidiani di una comunità e i livelli di governo sovraordinato; i sindaci sono i primi rappresentanti per vicinanza e presidio delle Istituzioni, le loro responsabilità sono significativamente aumentate negli anni, e un inadeguato riconoscimento economico produrrebbe solo dei danni alla qualità della classe dirigente.
La proposta di Guidetti, che non mi permetto di definire né demagogica né populista, è semplicemente – dal mio personale punto di vista – sbagliata; tuttavia, nello stesso momento, pone l’attenzione su un tema che interessa il territorio nazionale e anche la nostra provincia, in relazione all’aumento di situazioni di povertà ed esclusione sociale. Questioni che necessitano però di risposte di sistema che sembrano quasi non essere parte dell’agenda di governo Meloni; anzi oserei dire che la povertà, o meglio i poveri, sono un problema ai quali non si offrono risposte né risorse. Affermo ciò non tanto per le inappropriate dichiarazioni del ministro Lollobrigida, quando afferma che “i poveri mangiano meglio dei ricchi”, ma per le azioni messe in campo, a partire dall’eliminazione del reddito di cittadinanza.
Secondo me tale misura, seppure la si possa ritenere sbagliata per la parte relativa alle politiche attive sul lavoro, era comunque fondamentale per garantire un reddito minimo in tante situazioni di povertà ai fini di una integrazione del reddito. Sono proprio i sindaci e gli amministratori locali, in prima linea ogni giorno nei loro uffici, ad affrontare queste problematiche di sofferenza sociale, e proprio per evitare di non lasciare indietro nessuno, vi dovrebbe essere un obiettivo comune delle forze progressiste.
Credo che una delle risposte sia quella di costruire un patto tra i partiti in opposizione al Governo Meloni, come è accaduto per la proposta di legge sul salario minimo; che proprio sul tema della povertà veda una azione politica per la reintroduzione del Reddito di Inclusione, messo in campo dal governo Gentiloni, che prevede un reddito di sostegno alle situazione di povertà e fragilità presenti.
A tal fine è determinante il protagonismo dei sindaci e dei Comuni come soggetto erogatore, capace con la sua rete di servizi, di conoscere da vicino le reali situazioni di bisogno. A partire da queste proposte si costruisce anche una agenda per il 2024, sulla base della quale trovare un terreno comune tra le nostre forze politiche.