Nota stampa
Intervengo sul tema della raccolta firme sull’aborto sostenuta pubblicamente dalla consigliera comunale di maggioranza Baraldi, distinguendomi dalla posizione ponziopilatesca che contraddistingue, come accade spesso quando le questioni si fanno stringenti, l’atteggiamento del Sindaco Daviddi, che oggi dichiara di difendere “le idee”, anche se contrapposte, dei due consiglieri Baraldi e Balestrazzi. Al massimo bisogna difendere la libertà di pensiero.
Chi mi conosce sa che sui temi etici penso che non vi siano certezze: vanno riconosciute, data la delicatezza dell’argomento, le sensibilità legittime sul tema, ma credo che la questione meriti chiarezza.
Vengo al merito: fare ascoltare il battito di un feto a una donna intenzionata ad abortire contravviene allo spirito della legge 194, che recita testualmente che la struttura socio-sanitaria ha il dovere: “specialmente quando la richiesta di interruzione della gravidanza sia motivata dall’incidenza delle condizioni economiche, o sociali, o familiari sulla salute della gestante, di esaminare con la donna e con il padre del concepito, ove la donna lo consenta, nel rispetto della dignità e della riservatezza, le possibili soluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza”. Rispetto a tale dovere, sottoporre a una donna, la quale possiede anch’essa un cuore, a una procedura come quella auspicata credo che contravverrebbe proprio al rispetto della dignità di cui si parla, a più riprese, nel testo adottato nel lontano 1978 e che ancora è legge nel nostro Paese, e che non aiuti affatto a rimuovere le condizioni di cui sopra.
Inoltre, se di dignità e di riservatezza si parla, non è possibile negare la sofferenza della donna davanti a una scelta non semplice che deve essere, a mio avviso, sempre rispettata e non vista come una strada, per forza sbagliata, di fronte alla quale la consapevolezza di avere una vita dentro di sé -a questo credo servirebbe sentire il battito- porterebbe a soluzioni diverse.
In sintesi una donna che sceglie di abortire non lo fa sicuramente con animi levitas, bensì dopo un lungo ragionamento che riguarda questioni sociali, economiche e famigliari. Le donne che devono abortire hanno già deciso di farlo, quando si rivolgono al sistema sanitario. L’ascolto del battito del cuore è un inutile accanimento, teso a colpevolizzare la donna nel tentativo di forzarla a rivedere le sue scelte, contravvenendo allo spirito della legge.
La verità è che il Sindaco Daviddi difende il diritto alle opinioni, che però in questo caso non sono identiche, ma divergenti e che in tal caso oscurano il punto di vista della donna che, non a cuor leggero, si reca al consultorio o in una struttura per decidere di interrompere una gravidanza. Non è possibile difendere, senza entrare nel merito, entrambe le posizioni, che si contrastano l’un l’altra: così come non è possibile derubricare il tema ad argomento non di competenza locale.
Sappiamo che la legge 194 è stata a più riprese oggetto di polemica, proposta di modifiche e discussioni accese; oggi è al centro di un dibattito, poiché il centrodestra al potere avalla una visione totalmente diversa – a mio parere oscurantista- sul tema. Nulla di cui sia chiamato a decidere il Comune di Casalgrande, ci mancherebbe: ma almeno occorrerebbe avere la sincerità di esprimere solidarietà alle donne che oggi compiono una scelta in consapevolezza. Così come servirebbe maggiore coraggio nel dire semplicemente da che parte si sta; visto che quando si ricoprono ruoli pubblici come nel caso di un consigliere comunale, se non ci si dissocia il rischio è quello di farla diventare una posizione della lista politica che si rappresenta.