Nota stampa
L’accordo siglato da Confindustria Ceramica, Regione, dalle province di Reggio Emilia e Modena e dagli otto comuni del distretto ceramico, dopo uno studio commissionato dalla stessa Confindustria su dove collocare un terzo ponte sul Secchia, torna a mettere al centro dell’attenzione pubblica un tema molto sentito da cittadini e imprese: la mobilità di persone e merci nel nostro distretto industriale.
Ritengo utile premettere, ai fini di una miglior comprensione, che la situazione che da diversi anni viviamo è figlia del fatto che non vi è stata la possibilità, per ragioni di natura economica oltreché politica, di portare a compimento adeguate soluzioni a causa di ritardi rispetto a infrastrutture strategiche per il comparto ceramico. Faccio riferimento ad opere quali il prolungamento della Campogalliano-Sassuolo, collegamento fondamentale con gli assi principali nord-sud e est-ovest nell’intersezione futura con l’autostrada A1.
Il fiume Secchia è una cesura ambientale in un distretto che rappresenta una vera e propria piattaforma logistica. Il ponte della Pedemontana risulta insufficiente e quello storico di Veggia, per ragioni strutturali e di immissione tra Veggia e Sassuolo, non può certo svolgere una funzione di collegamento primario.
Per queste ragioni negli anni, in diverse occasioni, si sono fatte proposte e riflessioni sulla necessità di realizzare un ponte ulteriore che è contenuto proprio nel progetto esecutivo delle opere accessorie della Campogalliano-Sassuolo, in corrispondenza della zona industriale posta a nord di Sassuolo in zona autoporto che dovrebbe collegare il territorio reggiano in corrispondenza della variante della Via Emilia su Rubiera che interseca la provinciale 51 all’altezza del confine con la frazione di San Donnino. Un opera questa già programmata ma che darà una risposta prioritaria soprattutto al traffico pesante.
Per queste ragioni ritengo che l’accordo sottoscritto con l’aggiunta di un ulteriore collegamento a sud dell’abitato di Veggia, anche nell’eventuale soluzione che prevede il solo transito dei veicoli leggeri, sarebbe una risposta positiva a tutto il traffico generato sulla SP486, che raccoglie i cittadini provenienti dalla montagna diretti alle aziende del distretto. Adesso è il momento quindi di un impegno comune dei diversi soggetti coinvolti per attivare i vari livelli di governo a recuperare le risorse necessarie e conseguentemente adeguare gli strumenti urbanistici dei comuni interessati dalla realizzazione dell’opera una volta individuato in accordo con le comunità locali il miglior tracciato. Come dimostra lo studio effettuato da Confindustria Ceramica l’adozione di un nuovo ponte si tradurrebbe in una riduzione dei tempi di percorrenza e una significativa riduzione delle emissioni di CO2, con un tempo di rientro dell’investimento di circa 19 mesi, migliorando di conseguenza la qualità di vita dei nostri cittadini.