Newsletter del 7 dicembre 2023
Mercoledì 6 dicembre 2023 la maggioranza ha deciso di affossare definitivamente la proposta di legge sul salario minimo. Una proposta presentata unitariamente dalle opposizioni al governo Meloni.
La proposta di legge sul Salario minimo legale ha consentito al Partito Democratico, cosa che non succedeva da tempo, di imporre un tema largamente condiviso dall’opinione nell’agenda politica del nostro Paese e, nello stesso momento, di costruire sulla base di un confronto e un dialogo continuo, una proposta condivisa con le forze politiche che si oppongono a questa maggioranza. Un passaggio questo che dovrà trovare altri temi utili a costruire un’alternativa concreta a questa destra, a partire dai beni comuni come il diritto alla salute e all’istruzione.
Proprio sul salario minimo, il Governo e la sua maggioranza con una iniziativa parlamentare discutibile, come quella di stravolgere la nostra proposta di legge, ha evidenziato una mancanza di coraggio nel riconoscere le proprie scelte, sintomo di una leadership che esita a prendere posizione e a confrontarsi con la realtà delle sfide che i lavoratori affrontano quotidianamente. È un dovere morale delle istituzioni agire nell’interesse della popolazione, garantendo condizioni di lavoro dignitose. Lo dice l’articolo 36 della Costituzione: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.”
La nostra proposta non si poneva in contraddizione alla contrattazione collettiva, ma avrebbe rafforzato questo dispositivo, perché avrebbe fatto valere per tutti i lavoratori di un settore la retribuzione complessiva prevista dal contratto firmato dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative, che non sarebbero più potute scendere sotto la soglia prefissata di 9 euro come minimo tabellare e garantendo così anche settori dove la contrattazione non c’è oppure non è per nulla regolamentata.
Il Governo sembra ignorare i bisogni dei cittadini, mostrando una disattenzione nei confronti di coloro che contribuiscono al progresso del nostro Paese e strizzando implicitamente l’occhio a chi, della qualità del lavoro, se ne infischia applicando condizioni lavorative che possiamo tranquillamente definire di sfruttamento. Sfruttamento sì, perché non si può usare una parola diversa per definire chi guadagna cifre come cinque euro l’ora. Non si tratta di questioni come esperienza e complessità. Si tratta di dignità, e semplicemente certe cifre non devono poter esistere in un Paese che ambisce ad essere punto di riferimento nella comunità internazionale.
È imperativo che la classe dirigente dimostri di essere realmente al servizio della collettività, piuttosto che difendere interessi particolari.
Invito i membri della maggioranza a riflettere sulla gravità delle proprie decisioni e a mettere al centro dell’agenda politica il benessere dei lavoratori. La trasparenza è essenziale per costruire la fiducia tra governo e cittadini, e qualsiasi tentativo di celare le decisioni cruciali va contro i principi democratici.
In questo momento di sfida, è fondamentale che i cittadini siano informati in modo completo e onesto. La nostra democrazia merita un dialogo aperto e responsabile, al di là delle dinamiche politiche di breve termine.
Continueremo a lottare per i diritti dei lavoratori e per un futuro in cui la giustizia sociale sia al centro delle decisioni politiche.
Se avete domande o suggerimenti scrivetemi a info@andrearossipd.it
Un caro saluto