Cordoglio alla Camera da parte del gruppo del Partito Democratico
Grazie presidente,
ho chiesto di poter intervenire perché ritengo opportuno che anche in quest’Aula, si rappresenti un sentimento condiviso e collettivo, nel rendere omaggio a Gianluca Vialli, scomparso il 6 gennaio, dopo una lunga e dolorosa malattia.
Un campione vero, un uomo negli ultimi giorni meritatamente celebrato in tutto il Paese, e non solo dal mondo del calcio, negli stadi da giornalisti di settore, ma anche da tanti rappresentanti delle istituzioni e semplici cittadini. È stato una figura e una personalità trasversale capace di unire la fama con atteggiamenti sobri, che è riuscito, in campo e fuori, a unire e ad avvicinare diversi interessi e culture, grazie alla sua generosità dimostrata fin dal 2004 con la fondazione sua e di Massimo Mauro per raccogli fondi per la ricerca sulla Sla, al coraggio con il quale ha affrontato quello che lui chiamava “ospite indesiderato” e al suo grande cuore.
Da tifoso però prima di tutto personalmente Gianluca Vialli è stato un grandissimo calciatore, un capitano, un indomito condottiero. Per chi ha avuto la fortuna di potere godere delle sue gesta sportive, i ricordi sul campo rimarranno a memoria di un’intera generazione. Dall’elegante rovesciata, una delle tante, contro la Cremonese, allo scudetto con la Sampdoria, allo spirito indomito nel voler recuperare ogni svantaggio, a quella coppa Campioni tanto ambita, alzata al cielo di Roma nel 1996.
Uno spirito indomito. Il primo interprete di un ruolo di centroavanti sempre disposizione della squadra, versatile e a tutto campo, rappresentando di conseguenza una innovazione tattica rispetto al passato. Ha sempre guidato le proprie squadre da capitano, caricando sulle proprie spalle la squadra da vero leader carismatico.
E allora io penso, che senza scomodare la politica o la filosofia, ci sono, dal mio punto di vista, alcuni avvenimenti sportivi che hanno riguardato Gianluca Vialli, che possono essere utili insegnamenti a tanti di noi, nel modo di vivere, di pensare e di interpretare la vita con passione e tenacia, sempre per conquistare il proprio sogno e raggiungere degli obiettivi importanti.
Me ne vengono in mente tre: lo scudetto con la Sampdoria. Furono gli anni del riscatto e della possibilità di osare, dove esisteva un ascensore sociale (meglio sportivo) anche nel calcio, dopo il Cagliari nel 70, la Lazio nel 74, il Verona nel 85, club, che oggi definiremmo minori, avevano la possibilità di ambire alla vittoria del campionato, come successe in precedenza anche al Genoa e al Verona.
Quella squadra vincente fu guidata da figure che hanno rappresentato e rappresentano tutt’ora il calcio italiano: due su tutte sono Gianluca Vialli e Mr Roberto Mancini. Entrambi erano accompagnati dall’idea che tutti potessero ambire, sul campo, attraverso la fatica, la coesione e lo sforzo, ad arrivare a degli importanti risultati senza precludersi nulla, nello sport e ugualmente nella vita.
La seconda: c’è un’immagine che ci accompagnerà per sempre e, dal mio punto di vista rimarrà la più iconica e davvero immortale: l’abbraccio di Gianluca Vialli e Roberto Mancini dopo la vittoria dell’Italia degli europei nel 2021. In quell’abbraccio, in quelle lacrime non c’è solo una vittoria, c’è qualcosa di più, gioia, paura, dolore e gratitudine per entrambi. L’idea che lo sport non è solo ed esclusivamente competizione, ma è un collante che può creare legami indissolubili e amicizie fraterne.
L’ultima: il calcio nella parabola di Vialli che gli ha donato fama e successo, è connesso e unito profondamente con la dimensione familiare e intima, che ha sempre protetto.m Dimostrato per me nell’affermazione che “la sua più grande speranza era quella di potere accompagnare le figlie all’altare e di non dare un dispiacere ai propri genitori”. Probabilmente queste sono state le uniche sfide che non è riuscito a vincere, ma sono sicuro, per chi ha avuto modo come tanti di noi di poterlo vedere sul campo da calcio, che egli potrà continuare a rappresentare un punto di riferimento. Un grandissimo campione, che non sarà mai dimenticato.
Voglio quindi portare a nome del gruppo del Partito Democratico, alla famiglia, alla federazione gioco calcio al presidente Gravina, le nostre più sentite condoglianze. Grazie
L’importante non è vincere, ma pensare in modo vincente. La vita è fatta per il 10% da quel che ti succede, e dal restante 90 da come lo affrontiamo.