Newsletter del 23 dicembre 2022
A poche ore da Natale, vorrei augurare a tutti voi e ai vostri cari Buone Feste, con la speranza di un nuovo anno ricco di nuove occasioni, pagine bianche da riempire con nuove storie e nuove possibilità.
Il 2022 si è aperto con un conflitto, con l’aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina, che sta continuando a causare morte e desolazione, mi auguro che si possa rapidamente raggiungere un tregua, il cessate il fuoco e una risoluzione diplomatica delle controversie, per riportare in Europa la pace, come da 70 anni eravamo abituati.
Il nuovo anno si aprirà con una nuova pagina per il centrosinistra e ci auguriamo per il nostro Paese. Stiamo percorrendo un percorso di rigenerazione e ricostruzione del nostro partito, partendo dai territori e dalle tante eccellenze come lo sono in nostri amministratori locali e le società dinamiche e laboriose di donne e di uomini che concorrono alla crescita del Partito Democratico.
Il congresso dovrà essere un’opportunità per la nostra comunità democratica di ritrovare lo spazio perduto per disegnare il nostro futuro, ritrovando nei valori fondanti la nostra Repubblica i punti di riferimento che indicano il nostro cammino. Per scrivere la nostra storia abbiamo bisogno di idee e di saldi principi, con l’inizio di un nuovo anno mi auguro che vi sia l’occasione di ricominciare insieme a ricostruire la nostra identità.
“Apriamo il libro. Le sue pagine sono bianche. Le riempiremo con le nostre parole. Il libro si chiama opportunità e il suo primo Capitolo è ‘Capodanno’.” (E. L. Pierce)
Legge di bilancio, a che punto siamo?
Pronti. È stato lo slogan scelto dall’attuale Presidente del Consiglio nella recente campagna elettorale. Se la legge di bilancio è stato il primo banco di prova direi che forse è meglio dire “tutt’altro che pronti”. Mentre sto scrivendo questa newsletter ancora non è approdato in Aula il provvedimento più importante dell’anno, che definisce le politiche strategiche di sviluppo economico sociale del nostro Paese e i relativi capitoli di spesa, rischiando (seppur non capiterà) l’esercizio provvisorio che, per chi conosce i bilanci finanziari della pubblica amministrazione, significa il blocco dell’attività dei ministeri e, di conseguenza, della spesa pubblica dello Stato.
Tralasciando il metodo, che a volte è sostanza, questa è la dimostrazione più palese di come la propaganda dall’opposizione sia cosa ben diversa dall’arte della responsabilità di guida di un Governo. Una legge di bilancio, quella che ci apprestiamo a non votare, che non affronta dal mio punto di vista le vere emergenze del Paese, in particolar modo il caro energia e l’inflazione che si traduce in una perdita significativa del potere d’acquisto delle famiglie, che non vedono aumentare la propria capacità di spesa. Come abbiamo sostenuto con forza anche durante il precedente Governo, questa legge finanziaria avrebbe dovuto concentrare le poche risorse disponibili in un’iniziativa tesa alla riduzione del costo del lavoro e a incrementare, con una busta paga in più durante l’anno, il reddito delle famiglie italiane. Una politica, quindi, che aveva l’obbligo di ridurre le disuguaglianze che l’attuale congiuntura economica sta accentuando. Invece il messaggio molto chiaro di quest’iniziativa governativa è da un lato l’eliminazione del reddito di cittadinanza, come a dimostrare che la povertà non è un problema, e dall’altro, con l’aumento del contante, la battaglia contro la moneta elettronica e i vari condoni sulle cartelle esattoriali, un messaggio culturale sbagliato.
Dal mio punto di vista, questi sono gli aspetti più evidenti che arrivano dal primo provvedimento economico del governo Meloni, senza dimenticare l’assenza di sostegno alle politiche culturali, la riduzione in percentuale della spesa sanitaria in rapporto al Pil, l’assenza di risorse per accompagnare una sfida fondamentale per il nostro futuro come cosa transizione ecologica ed energetica e, non da ultimo, il non sostegno alla più importante infrastruttura di raccordo tra cittadini e istituzioni: gli 8000 comuni italiani che si trovano, mai come in questo momento, in grossa difficoltà.
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