Newsletter del 26 settembre 2023
Questa mattina mi recherò a rendere omaggio ai funerali con rito laico, presso l’Aula di Montecitorio, del presidente emerito Giorgio Napolitano. Con la sua scomparsa, il nostro Paese perde uno dei migliori rappresentanti della sinistra italiana riformista, socialdemocratica ed europeista.
Primo erede della storia del Partito Comunista Italiano al Quirinale, egli è stato una guida e un riferimento istituzionale; è riuscito a interpretare, con equilibrio e rigore, i suoi anni di mandato, accompagnando il nostro Paese nei suoi anni più difficili per le difficoltà economiche e politiche crescenti.
In tutti suoi incarichi istituzionali, prima come Ministro degli interni, poi come presidente della Camera e infine come presidente della Repubblica, egli ha servito il nostro Paese con sobrietà, rigore e rettitudine morale; ci lascia dunque un autentico protagonista della storia della nostra Repubblica, uno statista, che in quanto tale lascerà un vuoto enorme.
Grazie di tutto Presidente.
È passato un anno dalla vittoria del centrodestra alle elezioni.
Un anno in cui tante promesse della propaganda non sono state mantenute: addirittura, in molti casi abbiamo assistito a un atteggiamento vagamente difensivo del governo Meloni rispetto a temi cavalcati ampiamente negli anni di dura opposizione. Di fatto, oggi davanti ai fatti, sono incapaci di trovare soluzioni e si dimostrano solo capaci di dare, come spesso accade, la responsabilità alle gestioni precedenti.
L’attenzione politica della settimana appena trascorsa si è concentrata tutta sul fallimento di questo governo sulle politiche migratorie. Negli ultimi giorni a Lampedusa abbiamo visto come non siano servano a nulla i proclami come il blocco navale tanto evocato e impossibile da attuare.
Le nuove norme annunciate per allungare a 18 mesi il tempo massimo di trattenimento nei Cpr, lo stesso mandato per l’attivazione di nuovi Centri di permanenza per il Rimpatrio sono misure profondamente inadeguate a gestire la situazione. Gli enti locali in questi ultimi mesi sono ulteriormente messi sotto pressione: rimane inascoltata la richiesta di accoglienza diffusa che deve basarsi su criteri di proporzionalità e su programmi che consentano l’inserimento nel mondo del lavoro dei migranti.
Per non parlare dell’ultima iniziativa, inserita in un recente decreto legge, di chiedere ben 4.938 euro a ogni richiedente asilo come garanzia finanziaria per chi “non vuole essere trattenuto in un Centro fino all’esito dell’esame del suo ricorso contro il rigetto della domanda”. Il governo Meloni ha quindi definito il valore economico della libertà di un essere umano: questa non solo è una misura sbagliata dal punto di vista umano e sociale, ma anche dal punto di vista politico e giuridico.
L’Italia, numeri alla mano, ospita meno richiedenti asilo di molte altre realtà europee; essendo però uno dei Paesi di confine, quindi il primo approdo dei flussi migratori, diventa la sede deputata alla permanenza di coloro che arrivano in Europa, come disciplinato dal trattato di Dublino. Lo stesso presidente Mattarella ha ribadito che è ormai giunto il momento di superare tali normative comunitarie perché risultano essere figlie di un tempo passato.
La rotta mediterranea è utilizzata, e lo sarà sempre di più, nei prossimi anni come porta verso l’Europa. Per cui non si può pensare di fermare la migrazione, soprattutto perché chi decide di fare questa scelta spesso scappa da nazioni in guerra e da situazioni di pericolo dove non sono rispettati diritti umani e le regole di civiltà. Nei prossimi anni non solo le guerre, ma anche l’emergenza climatica spingerà sempre più persone provenienti da Africa e Asia, a spostarsi per cercare una nuova vita per sé e per le proprie famiglie.
La scorsa settimana, tutte le forze politiche hanno scritto una bella pagina di lavoro parlamentare, votando all’unanimità con 312 voti su 312 l’inserimento in Costituzione dell’attività motoria e sportiva, con questo passaggio: “La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme”.
Grazie alla modifica dell’art.33, lo sport finalmente entra a far parte dei diritti dei cittadini, in concomitanza con il 75esimo anniversario dell’entrata in vigore della Carta. Un passaggio straordinario, questo, reso possibile dall’unanimità di tutte le forze politiche. Questo sentire comune e questa approvazione così allargata impegnano di conseguenza tutte le articolazioni dello Stato a investire seriamente in politiche pubbliche a tutti i livelli.
Sarà davvero necessario investire per sostenere un’infrastruttura sociale e educativa che da decenni fa vivere le nostre comunità e che finalmente trova il suo posto d’onore nelle ramificazioni in cui la nostra società si esprime.
Lo sport fa parte di quelle ‘difese immunitarie sociali’, e risulta strategico per perseguire un vero miglioramento della qualità della vita di tutti noi, in particolar modo delle categorie più esposte e più deboli, facilitando l’integrazione e attivando misure a supporto delle giovani generazioni.
Se avete domande o suggerimenti scrivetemi a info@andrearossipd.it
Un caro saluto