Newsletter del 23 novembre 2023
Un femminicidio ogni 3 giorni da inizio 2023. Le statistiche sono chiare: anche se sono diminuiti gli omicidi, negli ultimi 10 anni i femminicidi tragicamente rimangono invariati. Segno che ancora oggi non abbiamo fatto passi in avanti per un radicale cambiamento culturale nella nostra società.
Il femminicidio è solamente la punta di una piramide della violenza di genere che è composta da forme esplicite di violenza (fisica, psicologica, economica…) e di violenza meno visibile e certe volte latente, come la svalutazione, la manipolazione e la colpevolizzazione delle donne, l’utilizzo di linguaggio sessista, le molestie, il controllo, il possesso, le discriminazioni e l’utilizzo di stereotipi. Tutte queste forme di violenza sono spesso accompagnate dalla minimizzazione del problema e dal giudizio della società nei confronti dei comportamenti delle donne nella quotidianità all’interno delle mura domestiche, sul lavoro e negli spazi pubblici di collettività.
In occasione del 25 novembre Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne parteciperò alla Camminata in rosso che partirà alle ore 11 da Piazza Prampolini a Reggio Emilia. Per Giulia Cecchettin, per la sorella Elena e il padre Gino, per Rita Talamelli, per le 106 donne ammazzate nel 2023 (87 in ambito affettivo e familiare). Non solo a Reggio, ma in tutta Italia sono organizzate grandi mobilitazioni.
E dopo, cosa resterà dopo l’indignazione di questi giorni? Come è possibile costruire anticorpi sociali e come intervenire in un processo culturale di cambiamento? Sono alcune delle domande che mi pongo, consapevole della complessità della tematica, a maggior ragione in virtù del fatto che non riesco a comprendere né a giustificare in alcun modo, le ragioni di tali violenze.
In questi anni, con la nuova legislazione del Codice Rosso, l’inasprimento delle pene, l’accresciuto dibattito sostenuto dalle tante associazioni che si occupano della violenza di genere, e con provvedimenti significativi sulla prevenzione secondaria, rimanendo ai numeri crudi degli atti di violenza, non registriamo, purtroppo, un’effettiva diminuzione del fenomeno.
Per questo, sono sempre più convinto che il delicato tema del femminicidio ci ponga di fronte a una responsabilità collettiva per modificare nella sostanza la natura patriarcale del nostro Paese, che per storia e tradizione è ancora legata a dei modelli vecchi e non paritari. Alla luce dei recenti e tragici avvenimenti, emerge con forza la necessità di concentrarsi sul ruolo delle nostre agenzie educative fin dalla tenera età, introducendo l’educazione alla Relazione Sentimentale come elemento cruciale nella prevenzione primaria.
In questa prospettiva, non intendiamo solo fornire un’educazione basata sulla sessualità e l’affettività, ma anche affrontare in maniera approfondita il tema della separazione e del distacco. Questi aspetti, spesso sottovalutati, possono avere un impatto significativo sulla salute mentale e contribuire a situazioni di vulnerabilità che possono sfociare nella violenza e nella volontà di annientamento dell’altro.
L’adozione di una terminologia più inclusiva mira a riflettere la complessità delle dinamiche relazionali. L’Educazione alla Relazione Sentimentale, infatti, abbraccia l’affettività, la sessualità e la gestione della separazione e del distacco, in un contesto educativo. Questo approccio mira non solo a prevenire la violenza di genere, ma anche a promuovere una cultura del rispetto reciproco. Per questi motivi sono convinto che dovremmo sostenere in modo unitario, come forze politiche, le proposte di legge che vanno in tale direzione, con la necessaria maturità per comprendere il cambiato sentimento delle nostre comunità e indicare una strada che è fatta di rispetto tra uomo e donna, e di rispetto di sé stessi e degli altri.
Se avete domande o suggerimenti scrivetemi a info@andrearossipd.it
Un caro saluto